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07 mar 2010

Il silenzio è d'oro

di Luciano Caveri

In tutti i Paesi del mondo, tranne quelli dove non c'è democrazia tipo Corea del Nord, Cuba ed altri ancora, il sale della democrazia sta oggi nei confronti televisivi fra i candidati alle elezioni. Non credo che ci sia da stupirsi visto la potenza del medium, che ormai influenza le scelte degli elettori e ci sono casi di scuola studiati all'Università. Chissà che un giorno qualche studente non scriva di una stagione di propaganda televisiva assai interessante anche in Valle a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta. Oggi il "caso italiano" è notoriamente anomalo, perché Silvio Berlusconi è stato - prima che "Sky" si affermasse - l'unico player privato. Così si è creato un sistema bizantino di controlli - noto come par condicio - che ha lentamente strangolato l'informazione sino a culminare in quest'ultimo silenzio in campo radiotelevisivo paradossalmente sostenuto dalla maggioranza di Governo e va detto che almeno parte dell'opposizione ha inizialmente furbeggiato. Per cui chi opera nel settore televisivo, oltre a destreggiarsi in controlli per evitare che uno che si intervista sia candidato in chissà quale Comune (varrà anche per "RaiVdA" per le comunali di maggio con migliaia di candidati in campo...), si trova oggi di fonte ad una straordinaria novità nel mondo occidentale: la chiusura delle trasmissioni televisive d'informazione per l'impossibilità di fare informazione. Sublime! Penso che anche i "Visitors", gli alieni cattivi che invadono la Terra (ma forse sono già fra di noi e distillano certe perle di saggezza per rendere più rapida la fine dello Stato di diritto), si incuriosiranno per questa invenzione.