Liberalizzazioni taroccate

poste_aosta.jpgIn Valle d'Aosta basta avere a che fare con le "Poste italiane" (privatizzazione sulla carta) o con "Telecom" (privatizzazione vera) per capire come qualche cosa non abbia funzionato.
In entrambi i casi, la situazione rispetto al passato è peggiorata e vien da pensare che, se la Regione non avesse comprato le centrali "Enel" con "Cva", la situazione sarebbe stata tragica. Basta guardare la storiella delle bollette "Vallenergie" per esserne in parte illuminati o pensare alle vallate piemontesi dove, con le nevicate dello scorso inverno, non sapevano neppure a chi telefonare per ripristinare il funzionamento dell'elettricità e certi tagli alla manutenzione hanno agevolato queste interruzioni.
Vi invito, a questo proposito, a dare un'occhiatina agli armadi "Telecom" sul nostro territorio, degni del sistema telefonico del Burundi. In Francia un comitato ha raccolto due milioni di firme in favore del mantenimento della Posta come servizio pubblico dello Stato, propri consci del fatto che una logica di liberalizzazione, non compensata da reali obblighi di servizio pubblico, finisce per desertificare ampie zone del territorio.
La vecchia "Sip" e le vecchie "Poste e telegrafi" erano anche in Valle dirigenti conosciuti e legati alla realtà locale, oggi le sedi sono altrove, gli utenti si rivolgono a numeri verdi situati in zone remotissime e ogni decisione viene assunta da distante senza nessuna reale conoscenza della realtà locale, anzi con un pizzico di logica colonialistica.

Commenti

Ma secondo te,

verrà il momento in cui toccheremo il fondo e con una bella e vigorosa spinta torneremo verso la superficie di questo mare di assurdità e riprenderemo a ragionare con un po' più di logica?

Il tema...

è complesso, ma credo che lo snodo stia nel fatto che il mercato è indispensabile e il pubblico deve arretrare, ma fissando regole che vanno scolpite nella roccia.
Oggi trionfa la sciatteria.

Sorrido...

perché penso al pacco affidato alle Poste, che da Donnas è andato a Milano, poi Biella per arrivare a Saint-Vincent.
Sorrido perch l'Enel, in Piemonte, ha sbagliato a fatturare e manda conti mostruosi.
Sorrido perché sfido chiunque a comprendere come è articolata una "bolletta".
Sorrido perché citi il Burundi, non hanno da mangiare, si muore come valida alternativa alla vita, non esiste neanche un vero regime dittatoriale, ma posso testimoniare che i cellulari funzionano bene.
Sorrido perché mi domando: «ma che ti ridi?»

Pagare la bolletta della luce: "mission impossible".

E dire che mi sono proprio impegnata ad essere un utente modello.
Dopo mesi di telefonate, fax, e-mail e lettere ci rinuncio ed aspetto che, prima o poi, "Deval" e "Vallenergie" si parlino, che la mia utenza venga registrata, che arrivi la certamente salatissima bolletta...
Sperando che non taglino i cavi prima :-)

In effetti...

questa cosa delle bollette è veramente grottesca: neanche gli utenti fossero milioni...

Off topic...

So di essere fuori tema però voglio proporvi la lettura di questa discussione sul forum di Calì che mostra quanto male possa fare l'astio in politica.
Il buon Vincenzo (che rispettavo) dopo un paio di post in cui ho cantato fuori dal coro sulla questione linguistica, mi ha cacciato dal suo sito, ed ora sta attaccando di brutto la proposta di corsi di patois con la complicità del mio amico Borluzzi che (e mi stupisco) pare stia cambiando frequentazioni (e non in meglio).

Scusate l'intromissione.
Corrado

Credo...

che si possa vivere senza.

Non ho avuto tempo (e voglia)...

di leggere tutta la discussione del forum di Calì, dato che ad alcuni utenti di quel forum mi pare manchi un po' il dono della sintesi.
Io personalmente sono figlio di immigrati venuti qua più per caso che per effettiva necessità, e che si sono innamorati della Valle e del suo stile di vita. Si generalizza dicendo che i valdostani abbiano perso il dono del francese a seguito dell'invasione delle etnie venete-calabresi-siciliane.
A me pare che se i valdostani avessero voluto continuare a parlare francese (sempre che l'abbiano mai parlato veramente), avrebbero potuto continuare a farlo senza problemi anche con la presenza degli "invasori". Come hanno fatto col patois che, più o meno giustamente, continuano ad usare anche in presenza di gente che non lo parla.
A parte questo, sono fiero di essere nato qui e di vivere qui. In particolare questa mia convinzione si è rafforzata dopo aver "assaggiato" 10 anni di vita fuori Valle. Non mi frega niente se mio figlio imparerà il patois di Rhêmes o di Ayas, basta che ne impari uno, anche misto, e magari me lo insegni pure a me. E che impari anche il francese, anche se poi lo utilizzerà solo a Chamonix.
La differenza tra noi e il resto d'Italia è la seguente: noi parliamo "bene" l'italiano, benino il francese e male l'inglese. Nel resto d'Italia parlano "bene" l'italiano, male l'inglese e basta.
Perché uniformarci verso il basso?

Bravo Lucil...

concordo con il fatto di saper parlare bene la lingua italiana e poi smetterla di farci delle seghe mentali sul francese, patois o piemontese o calabrese.
Il patois ho imparato a capirlo e ad abbozzare qualche parola da quando sono arrivato in Valle anche perché nel mio lavoro è praticamente indispensabile, almeno capirlo, ma dalla mia so l'occitano perché di origine sono della valgrana... e con i miei si parla in lingua originale ma mica sto a massacrare gli zebedei al mondo che ho qualcosa in più di un altro!
Una lingua od un dialetto in più sono una ricchezza personale.

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