La Repubblica del "gratta e vinci"
Mi ha molto divertito che la Fortuna, la dea bendata che sceglie a casaccio, abbia premiato, qualche giorno fa, lo storico "bar Giovanetto" a Verrès. La domenica, da bambino, sbirciavo questo bar prima della salita verso la chiesa: era un luogo cult della popolazione maschile del paese, simboleggiato dal monumentale biliardo e dagli habitués posizionati al bancone per «bere un colpo» con sigaretta d'ordinanza.
Pare, da voci di paese, che a vincere possa essere stato un incallito giocatore, attirato dalla nuova trappola della "Sisal": la vincita che crea un mensile ventennale e consente, a caccia del premio, diverse giocate ogni giorno.
Parlo di "trappola" scientemente. Lo Stato biscazziere, direttamente con i "Monopoli" o con la ristretta combriccola di privati operanti nel settore (l'Unione europea prima o poi, nel nome della concorrenza, metterà fine a certe camarille), attira il giocatore patologico (malato...) con una numerosità di giochi incredibile. Così cresce il numero delle persone dipendenti e compulsive.
L'articolo 1 della Costituzione andrebbe così riscritto: "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul gratta e vinci".
- luciano's blog
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Commenti
Etica...
Ci sono nobili termini che solo a pronunciarli ti fanno sentire vecchio, noioso, retorico, fuori dal mondo.
Alcuni di questi termini su questo sito sono giustamente di casa e li leggiamo soprattutto quando ci porti a conoscenza delle storie dei tuoi illustri antenati. Di fronte allo sconcio dei giochi d'azzardo gestiti dallo Stato ai danni dei cittadini-trota che abboccano all'amo con qualsiasi esca la parola che grida vendetta è: "Etica".
Sì, "Etica" con la maiuscola, una parola che nel mondo del terzo millennio pare non avere più diritto di cittadinanza. Io nel corso della mia vita ho incontrato l'Etica ed alcuni suoi portatori. Fenoglio era etico, mio nonno Pompeo era etico, Moro e Berlinguer erano etici, Parri era etico, la Resistenza è stata etica, don Grato Vesan era etico, il monastero di Oropa è etico, eccetera.
Mi ci sono sempre rifugiato come l'assetato che nel deserto incontra una fontana d'acqua perché ho sempre avuto sete di Etica. Pur tra molte difficoltà io credo che la Valle d'Aosta sia Etica, un buon padre di famiglia che compie anche errori ma che ama i suoi figli e si preoccupa per loro.
Lo Stato italiano no, non è etico. Anzi, è uno schifo.
Vergogna Italia che della debolezza fai mercato.
Vergogna Italia che metti le mani in tasca ai tuoi figli per mantenere i tuoi vizi.
L'Italia come quella mamma della canzone che comprava solo profumi per sé.
Che schifo.
Mi verrebbe da dire:
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul gratta" e basta...
Arguto...
come sempre!
Che schifo di qua, che schifo di là...
Non amo quelli che emettono giudizi negativi su tutto. Diventa un alibi per non operarsi a migliorare le cose dove possibile, tanto fa schifo tutto e non c'è rimedio.
Mi fa venire in mente un'esperienza personale. Ho vissuto alcuni anni a Torino. Secondo me è una bella città (per quanto possano essere "belle" le città), ma i torinesi hanno la tendenza a dire in giro «che schifo qua, come si sta male qua». Lo dicono con tanta convinzione che riscono a convincere loro stessi e anche gli altri. Poi sono stato a Bologna, una città bella, ma non so se più bella di Torino. I bolognesi hanno invece la tendenza opposta: «come è bello qua, come si sta bene qua». Alla fine convincono loro stessi e convincono anche gli altri.
Secondo voi è più bella Torino o Bologna? Direte sicuramente Bologna.
Analogamente, avete mai sentito un francese dire che vivono in un Paese che fa schifo? Quando è caduto l'airbus della "AirFrance", lo speaker del telegiornale di "France2" ha detto: «oggi è caduto un aereo della "AirFrance", ma malgrado questo la "AirFrance" continua ad essere una delle compagnie più sicure al mondo».
Avete mai sentito un italiano dire una cosa simile?
Che schifo dire sempre «che schifo»!
Non credo...
che segnalare certe questioni sia sparlare, ma solo rappresentare - in un dialogo sereno - quel che non convince.
Non si sputa nel piatto...
eccetera...
Questa massima, assieme ad altre, ha ridondato la mia infanzia e, devo dire, un po' ha lasciato il segno.
Infatti, sono sempre desideroso di rispettare il mio "piatto" nazione, ma quando la pietanza è scialba o, quantomeno, cattiva sento il dovere di dire la mia.
Sollevare l'eccezione alla regola, quando una cosa va male, non è detto che sia una cosa giusta: spesso è marketing o, se si preferisce, réclame.
Pertanto, senza piangermi addosso, applaudendo chi fa bene, se ogni tanto "rogno" un po', chiedo venia e sopportatemi.
Credo...
che fondamentalmente, la maggior parte di noi ama piangersi addosso di frequente, e sovente "sputtana", per usare un termine attuale, quello che è italiano. Ma a conti fatti l'Italia in genere è ancora il paese in cui si sta meglio tra tanti al mondo.
E poi sputare nel piatto in cui si è mangiato, o si mangia, è lo sport nazionale più in voga... e non solo da noi.
A differenza di altri, noi facciamo tanto casino, altri lo fanno un po' più in sordina.
A proposito dello sputtamento...
In effetti Berlusca dovrebbe rendersi conto che se la stampa internazionale gli è ostile, poiché è difficile pensare ad una cospirazione mondiale della "sinistra", un fondo di ragione - per i suoi comportamenti - esiste.
In effetti...
è un po' come la sabbia nel costume...
Il "gratta e vinci"...
o meglio dire il "Win for Life", sta a noi "poveracci", come a molti aspiranti politici sta l'elezione al Parlamento.
Speriamo tutti di vincere, per sistemarci "for Life"...
Solo che per noi "Life" vuol dire solo vent'anni...
Certo che c'è una bella differenza...
tra il farsi una battuta scherzosa tra amici e poi essere orgogliosi della propria pochezza di Italiani, che comperare pagine pubblicitarie di quotidiani esteri per sputtanare il proprio Paese....