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11 ott 2009

Rio de Janeiro

di Luciano Caveri

Ho avuto la fortuna, molti anni fa, di vivere un lungo soggiorno a Rio. Per cui da ieri mi balocco ad immaginare feste e tripudi che staranno animando quei luoghi che conosco, come conseguenza dell'ottenimento delle Olimpiadi del 2016. Grandi sconfitti Chicago ed Obama, che mostra per la prima volta il volto di un'ingenuità sconcertante per un Presidente degli Stati Uniti. Fa strano che nessuno dei suoi collaboratori gli avesse raccontato la verità: i Giochi Olimpici si vincono con un gioco corruttivo di acquisto di delegati che lascia sconcertati, come ampiamente dimostrato in spregio alla melensa retorica sullo spirito olimpico, già messa in ombra dalla barzelletta degli atleti non professionisti e molte volte imbottiti di sostanze per vincere. I brasiliani hanno giocato questa carta della "campagna acquisti", forse - ma con un gradiente infinitesimale - aggiungendo anche uno spirito terzomondista che ha danneggiato le candidature dei grandi Paesi. Ciò conferma che bene fecero i valdostani all'inizio degli anni Novanta a bocciare quelle Olimpiadi invernali che già avevamo perso alla conta dei voti. Sembra passato un secolo, anche se sulla scena sono tornati o torneranno i grandi sponsor di quell'operazione, ma è bene invece ricordarsi di quegli avvenimenti. Il Governo italiano, a mia precisa richiesta, precisò che mai avrebbe messo una lira sulle Olimpiadi valdostane e la risposta arrogante fu: «ne faremo a meno». Per fortuna, come nella battaglia navale, «Colpiti e affondati». Diversa questione sarebbe stato il tandem con Torino per le Olimpiadi che poi il Piemonte ottenne, ma questa è un'altra storia...