Battisti

cesare_battisti.jpgE' davvero una vergogna che il Brasile non abbia estradato il terrorista rosso Cesare Battisti, prima protetto in Francia dalla "gauche caviar" e ora sotto l'ala di un patetico gruppo di sudamericani, cui si sono aggiunte le pressioni francesi ispirate - udite udite - da quella stratega di politica internazionale che è l'ex modella Carla Bruni (che non ha fatto estradare dalla Francia un'altra ex brigatista).
Ho guardato su Internet la storia di Battisti: un burino violento che diventa assassino spietato e che ora fa la vittima protetto da un ministro brasiliano trotskista.
Che vergogna!

Commenti

Non possiamo lamentarci.

Alcuni italiani all'estero fanno grande la madre patria. Mi fa sorridere una cosa: Madame Bruni si è dimenticata il motivo della sua presenza in Francia? Il suo papà ha fatto espatriare la famiglia per le minacce delle BR.

Esatto

Quel che colpisce è che qui fumus persecutionis non esiste! Siamo a delitti documentati e a regolari processi. «Decisione sovrana», dice Lula a quel galantuomo di Napolitano, ma in spregio al diritto internazionale!

Carla Bruni...

questa sera da Fabio Fazio ha smentito tutto.

Ovviamente lo ha fatto...

ma appare poco credibile, visti i particolari citati dalla stampa francese ed italiana.
Scriva o quereli: troppo facile parlare in televisione e per altro, con franchezza, era lì come cantante o indossatrice?
Non ha detto che si vergogna di essere italiana?

Carlà, Fabiò, Sarkò...

Così, Carlà è andata da Fabiò e ne ha cantate quattro, con e senza chitarra.
La "première dame" pro-Battisti, con un ruolo "attivo" nei confronti del Brasile nella vicenda della mancata estradizione dell'ex terrorista? Quando mai, «mettere in giro una voce del genere è stata una calunnia». Anzi, «sono contenta di poter rispondere a questa domanda e poterlo dire anche ai familiari delle vittime: non vedo come qualcuno possa pensare che la moglie di un presidente potrebbe andare a parlare di queste cose con il presidente di un altro Stato».
Caspita, saranno commossi dalla rivelazione. Carlà di sinistra?
Figurarsi: «mio marito sapeva che idee avevo e non mi ha mai chiesto di cambiarle. Ma lui non mi considera di sinistra, piuttosto pensa che io sia più attenta alla parte umana, mentre lui deve essere più rivolto al lato tecnico. Non mi intrometto mai nella vita politica».
Talmente discreta e sulle sue, che non esita a sottolineare, poco dopo, come «proprio lui [Sarkozy] con il suo governo abbia già avviato un importante apertura inserendo tre ministri socialisti».
Le chef d'oeuvre, però, arriva grazie a una delle domande dell'impavido Fabiò, che riduce la giornalista sbeffeggiata nel morettiano "Palombella Rossa" a una diplomata alla Scuola Radio Elettra: «cosa significa, per lei, essere di sinistra?»
Risposta: «sentirsi toccata dai problemi che magari uno non ha, significa tener conto delle grandi ingiustizie».
La Bruni era alla "prima volta" televisiva in Italia da quando ha conquistato un posto letto all'Eliseo. Il fatto che abbia puntato su "Che tempo che fa" la dice già lunga riguardo a quanto fosse disponibile a rischiare. Sedersi sulla poltrona che fronteggia il gabbiotto tempestato di monitor in cui svetta Fazio è, infatti, come andare all'Oktoberfest con le lattine di birra nello zaino. Dopodiché, cos'avrà mai nel suo curriculum questa Signora, per sentirsi talmente erosa dall'ambizione di invertire il trend di tutte le "first ladies" del mondo, di ieri e di oggi, ovvero battere L'Uomo Invisibile in una ideale gara di mimetismo, della durata (almeno) del mandato del marito?
Vediamo un pò: ex modella, già protagonista di una love story clandestina con Mick Jagger, scoperta da Jerry Hall intercettando un fax di Carlà diretto al frontman degli Stones (suvvia, per una che manda un fax al suo amante occorrerebbe prevedere un reato specifico), oggi cantante romantica, orgogliosa della dichiarata vergogna per le sue radici italiane.
Se Carlà è effettivamente più attenta al lato umano, che a quello politico, il consiglio spassionato è di sedare la sua ritrosia per le cose italiche, guardando con maggior attenzione Berlusconi. Non Silvio, ma Veronica. Lei, forse, non avrà capito molto di arte, dal momento che non è riuscita ad andare oltre alle apparizioni in "Sotto, sotto... strapazzato da anomala passione", "Tenebre" e "La mano indemoniata", ma dell'uomo che ha accanto, sì.
Difficile pensare, in effetti, che il prolungato silenzio della "prima Signora" del Governo italiano (rotto solo, peraltro sporadicamente, per discettare di personaggi distanti anni luce da "Villa San Martino") sia dettato da una carenza di salivazione. Forse, tuttavia, Carlà, per il cervellotico concetto che ha dell'essere di sinistra (perfino nella "Terza Internazionale" di Trotksy occorrono meno vocaboli per illustrarlo), reputa che la modestia sia in cima alla lista dei suoi problemi e quindi non se ne sente toccata.
Se solo Sarkò non fosse così impegnato con la politica e potesse dirci qualcosa sull'aspetto tecnico della questione...

Esemplare...

la tua ricostruzione e, come sempre, piena di verve. Carlà mi era simpatica, ma le sue incursioni in politica porteranno male a Sarko non per il vecchio pregiudizio "bella=scema", ma perché le mancano i fondamentali e non basta orecchiare filosofi & c. per imparare.
Se fosse stata discreta nessuno le avrebbe detto nulla, mentre pare destinata a collezionare una gaffe dietro l'altra, come ha fatto - lo canta lei stessa - con i suoi "amants"...
Non sempre segno di emancipazione e, per altro, la Costituzione francese della V Repubblica non assegna ruoli alla moglie del Presidente, ma capisco che certi intervistatori neppure sanno chi sia De Gaulle, ma conquistano il video perché battutisti da compagnia giovanile.

Mah...

Mi limito semplicemente ad esprimere stupore verso una "italiana pentita" di essere italiana, la quale "sfrutta" il palcoscenico televisivo per fare promozione al suo ultimo album.
Sentire una cantante diventata all'improvviso "Première Dame de France" parlare di estradizione, di brigatisti mi fa storcere un po' il naso... sono contro i bavagli, ma per favore ad ognuno il suo ruolo!

Il problema

e' che abbiamo il mestiere di opinionista. E, spesso, senza titol o cognizione di causa al cuna. Ci si appella al buon senso (ma anche quello non si acquista con i saldi) e si fanno domande impegnative a chiunque. A questo punto "la domanda mi sorge spontanea": ma se hanno parlato di politica internazionale con Madame Bruni, quando era in trasmissione Wojciech Witold Jaruzelski di cosa dovevano parlare? Calze a rete e passerelle?

Altra domanda...

Ma con il nostro Presidente del Consiglio di cosa si dovrebbe parlare?
Non so se avete sentito l'ultima sui soldati e le belle donne...

Caro Andrea...

dire che la Bruni è una cantante è come dire che Giurato è un giornalista...

Caso di richiesta estradizione archiviato.

La notizia è odierna. Battisti è un rifugiato politico. Speriamo che non lo vengano a sapere gli immigrati a Lampedusa... oppure invece di reimpatriarli mandiamoli lì.

Ora tifo...

per i giudici brasiliani, che abbiano il coraggio di estradare quel pezzo di bugiardo di Battisti, che ha tirato in ballo - immagino l'imbarazzo di Parigi - i servizi segreti francesi per la sua fuga.

Mi ha stupito...

che, trattandosi di Brasile, non abbia invocato l'Entità vaticana e il famoso "corridoio" di fuga post II^ guerra mondiale.

La parola al Ministro [dell’(in)Giustizia]

Comunque le si guardi, le parole del Ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro - per il quale «l'Italia è ancora chiusa negli anni di piombo» e «la differenza è che qui in Brasile siamo più avanzati su questo argomento, tanto che stiamo discutendo sulla nostra legge di amnistia» - rappresentano una sconfitta.
A leggerle con su un paio di lenti patriottico-tricolori è anzitutto difficile trattenersi dal pensare che il rappresentante di uno Stato in cui la sfilata delle scuole di Samba segna il "via libera" al regolamento di qualsiasi tipo di conto, in barba alle Forze dell’ordine, possa ammannire lezioni di diritto a chicchessia. A scorrerle con gli occhiali di un lucido razionalismo storico, viene poi spontaneo chiedersi se una legge d'amnistia costituisca davvero una soluzione adeguata, in particolar modo se applicata a pagine delicate della storia di una nazione. Fare i conti con il passato è sempre doloroso e sostituire con un numero più o meno elevato di articoli un processo taumaturgico interiore, relativo oltretutto alla coscienza collettiva d’un popolo, raramente dà i frutti sperati. Anche perché, così facendo, ammesso e non concesso che un intervento legislativo del genere possa essere condotto al riparo da influenze di altra (bieca) natura (cosa di cui si deve legittimamente dubitare, nel momento in cui esso è imperniato sulla definizione di condizioni fragilissime, quali i reati da far rientrare nell'amnistia), si azzera una memoria che, al di là delle singole posizioni ideologiche, deve restare nitida.
Non certo per perpetuare il dilemma su chi fossero "i buoni" e "i cattivi" di una determinata situazione, aspetto troppo sovente evocato da quanti in realtà cercano un'agevole scappatoia per eludere il nocciolo della questione, ma per evitare il ripetersi di errori e fatti tragici, nella consapevolezza di come il futuro sia sempre conseguenza del passato e della nostra capacità di leggerlo.
A volerla scrutare inforcando il monocolo della politica, impossibile infine non ritenere miope l’uscita del Guardasigilli brasiliano, poiché la difesa d'ufficio di un criminale non potrà far altro che aumentare le legittime inquietudini della comunità internazionale sui motivi di cotanta determinazione nell'offrire protezione a delinquenti condannati nei loro Paesi, visti anche i precedenti specifici fatti registrare in materia di copertura dei gerarchi nazisti in fuga dall’Europa.
Insomma, sulla mancata estradizione dell’ex Pac Cesare Battisti, negli ultimi giorni è stato colato il proverbiale fiume di parole, ma tra quelle che potevano necessariamente essere evitate - se non altro per non assestare l’ennesimo calcio indesiderato negli stinchi dei parenti delle vittime della folle stagione italiana della lotta armata - si annoverano senz’ombra di dubbio quelle dettate al quotidiano "O Globo" dal Ministro Genro.
Vergogna.
E silenzio, per favore, nella speranza che la Corte Suprema brasiliana, cui spetta ora la prossima parola sul caso, si distingua per la stessa spudoratezza del Guardasigilli, ma nel far trionfare la Giustizia.

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