Non so se capiti anche a voi di rendervi conto, nella vita quotidiana, delle difficoltà nella capacità di lettura anche di persone inaspettate. Come se il leggere fosse diventato non solo una fatica, ma si affaccino i fantasmi non tanto del famoso analfabetismo di ritorno, ma persino di partenza.
Eppure ricordo tante persone conosciute che non avevano fatto che pochi anni di elementari, che sapevano leggere, scrivere e far di conto, come se quei rudimenti fossero acquisiti per sempre e fossero l'ovvia base per processi sempre esistiti di un'acculturazione in proprio. "Autodidatti", un tempo li si chiamava così con ammirazione.
Leggevo sul "Sole - 24 ore"Eugenio Bruno e Claudio Tucci: «Fatto sta che la capacità di lettura degli studenti italiani continua a peggiorare. E anche in scienze sono messi male mentre in matematica se la cavano. A dirlo sono le rilevazioni "Pisa-Ocse 2018" che valutano le conoscenze e competenze chiave dei quindicenni sparsi per il globo. Ad arrancare, dal punto di vista territoriale, sono soprattutto il Sud e le isole. Mentre, per tipologia di scuola, a restare indietro sono soprattutto gli istituti professionali».