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02 nov 2020

Brutto evocare il Natale

di Luciano Caveri

Mamma mia quanti pensieri si affollano in questi giorni così concitati, perché mi trovo d'improvviso assalito da dossier significativi. D'altra parte così è, perché la politica mista all'amministrazione, già di per sé stessa complessa, lo diventa a maggior ragione in questa epoca in cui il "covid-19" picchia duro. Ci sono momenti di scoramento ma questo si sa che non serve. Natale non è un giorno come gli altri, ammesso che sia poi solo un giorno. Si dovrebbe dire che si tratta di un crescendo. Non è solo questione di addobbi o pensieri per i regali, ma una specie di poesia che ognuno riempie con i versi che preferisce. Per me, a parte la solita solfa del compleanno, è sempre stato un pensiero che ti accompagna alla metà di quella giornata, che poi passa, purtroppo, in un battibaleno, come fosse un fuoco d'artificio. Ora, quest'anno tutto è diverso, perché a citare il Natale con un largo e inusuale anticipo è stato nientedimenoche il premier Giuseppe Conte, l'uomo che descriveva un anno bellissimo ed altre speranze beneaugurali e si è trovato con il "covid-19".

Non ne voglio parlare male e so che, anche se pare strano, «l'Avvocato del Popolo», come si autodefinì, ha molti estimatori, che si risentono quando ci si azzarda a criticarlo. Io ritengo che resti criticabilissimo, ma capisco che, per quanto miracolato, ha dimostrato doti di resistenza non comuni. Un altro fosse rimasto a Palazzo Chigi passando dalla maggioranza gialloverde ("Cinque Stelle" - Lega) a quella giallorossa ("Cinque Stelle"- Partito Democratico) sarebbe stato massacrato: lui no, perché sa navigare ed è agevolato dall'emergenza sanitaria che finisce per dimostrarsi per lui un elisir di lunga vita. Lui, con abilità, si ritira in porto ad ogni burrasca in vista e così sui dossier decisivi prende tempo. Si potrebbe così riassumere: vivacchia! Può anche darsi che di questi tempi sia un dote, così come lo è il "benaltrismo", cioè il parlar d'altro per prendere tempo. Esemplare appunto il Natale: nel pieno della crisi sanitaria, mentre arranca fra decisioni varie che mostrano scarsa lucidità di pensiero, il colpo d'ingegno è guardare avanti e parlare del Natale, come antidoto alla triste situazione attuale. Della serie: soffrire oggi per godersi la Festività, come orizzonte gioioso per ingoiare i rospi. Nessuno in realtà sa nulla, come dimostra il fatto che un mesetto fa, mentre la pandemia mordeva nel resto d'Europa, Conte e certi suoi ministri gongolavano sul modello italiano che aveva sconfitto il virus per l'efficienza dimostrata. Un castello di carte crollato miseramente per il soffio del "coronavirus", che avanza ormai implacabile in barba ai precedenti annunci festosi. Resto convinto, ma so che non conta nulla e non si farà, che mai come ora a Roma ci vorrebbe una specie di "Governo di salute pubblica" (sanitario e di efficienza) e Mario Draghi sarebbe la persona perfetta per prender in mano la situazione con piglio e autorevolezza. Ma ciò non avverrà perché i sogni raramente si avverano e si continuerà un trascinamento dei temi cardine, come se nulla fosse.