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28 ott 2020

Il virus carogna

di Luciano Caveri

Viviamo tempi strani, certo memorabili, ma in negativo per quella limitazione evidente delle nostre libertà personali e per la paura di finire male per via del virus carogna. Eppure bisogna fare di necessità virtù. E' molto difficile guidare una macchina, quando la strada cambia d'improvviso davanti a te e bisogna reagire con razionalità mista ad istinto. Questa è l'impressione rispetto allo scenario così mutevole a causa del "coronavirus". Si avanza fra mille incertezze e l'evocazione del vaccino serve solo in realtà per darsi un traguardo, ma intanto bisogna affrontare il presente senza demordere. Diceva Seneca: «Molte cose, non è perché sono difficili che non osiamo farle, ma perché non osiamo farle che sono difficili». So come questo clima in cui ci difendiamo da qualcosa di invisibile, che passa attraverso la vicinanza fra noi esseri umani, crei in tutti, me compreso, un senso di viva apprensione.

In questi giorni ho un fastidioso raffreddore ed ogni colpo di tosse o starnuto si trasforma in timori e occhiatacce al limitare della mascherina di molti conosciuti e sconosciuti. Eppure tutto ciò è il peso dell'emergenza, che naturalmente può essere gestita bene o male. Ci pensavo rispetto alle possibilità che oggi ha di fronte il nostro turismo invernale, che parte oggi con gli impianti di risalita del Breuil-Cervinia, oltretutto su piste - mi dicono - stupendamente innevate e battute per rispondere al desiderio degli appassionati, interrotto bruscamente nella scorsa stagione a causa del "coronavirus". Un'apertura attesa non solo per i suoi elementi concreti, ma per il valore simbolico di un'apertura avvolta da molte e imprecisate varianti. Da una parte, infatti, è un simbolo di speranza, ma in un mare agitato e periglioso e sarebbe - paradossalmente - stato più facile non azzardare; dall'altra appunto è un banco di prova di modalità inconsuete, rispetto alle aperture estive, con le misure di distanziamento, di sanificazione, di presa della temperatura, di igienizzazione e salite sugli impianti con grandi cautele in una mobilitazione di forze dell'ordine e di addetti funiviari. Una prova generale per quel che potrebbe avvenire in larga scala in tutte le stazioni, sempre che il costante peggioramento dello scenario della pandemia non aumenti le misure di chiusura. Eppure bisogna prepararsi non solo al peggio, ma investire anche su un sistema funzionante, che metta insieme misure di sicurezza con la necessità per l'economia locale di non fermarsi. Si tratta di un evidente equilibrismo, che riguarda non solo il turismo, ma qualunque tipo di attività, che viene sbalestrata e privata di certezze e con una programmazione incerta. Comunque sia bisogna tenere la barra dritta e mai come ora contano moltissimo la disciplina personale e il senso civico. Ormai siamo tutti pronti a protestare e a cercare capri espiatori e ci sta che ciò avvenga se corrisponde sempre, in chi si indigna, a propri comportamenti ineccepibili. Questa idea della colpa sempre altrui mi rode molto quando appunto non corrisponde a doveri adempiuti. C'è di peggio? Certo, e sono i negazionisti, complottisti, saccenti, contaballe che ammorbano l'aria in palese complicità con il "Covid-19". Per loro solo e sempre disprezzo.