Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
20 ago 2020

Il destino e il labirinto

di Luciano Caveri

Ho più volte raccontato degli elementi di casualità che mi portarono in politica. Non che non avessi già una passione civile, ma la mia dimensione pubblica era tutta lanciata in quel lavoro di giornalista, cioè raccontare agli altri gli eventi, che avevo scelto sin da ragazzino. Ed anche per arrivare a quel mestiere ebbi singolari e rapidi saliscendi, perché spesso le porte aperte o chiuse sono questione di poco tempo. Talvolta giorni e spesso minuti, se non secondi, che ci portano altrove da dove avremmo desiderato essere o ci portano ad essere nel buio o nella luce. D'altra parte sappiamo tutti come pesino nella vita scelte proprie, incanalate da mille fattori, che sono ulteriormente influenzate da quello che, senza poter svelarne l'arcano, chiamiamo Destino.

Cruda sul punto Oriana Fallaci: «Negare il destino è arroganza, affermare che noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza è follia: se neghi il destino la vita diventa una serie di occasioni perdute, un rimpianto di ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, un rimorso di ciò che non è fatto e avremmo potuto fare, e si spreca il presente rendendo un'altra occasione perduta». Più poetico Albert Einstein: «Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l'insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile». Ci pensavo in questi giorni a fronte di una scelta legata proprio alle vicende politiche e, per ora, solo ad ipotetici cambiamenti di una routine di alcuni anni, in cui ero immerso senza troppe scosse. Già: la scelta di mettersi in gioco, specie quando non si ha quel pizzico di incoscienza dei miei esordi di fronte quella macroscopica sfida che fu il candidarmi per le Politiche, è sempre difficile più si radicano abitudini che possono essere comode. Norberto Bobbio così scriveva: «Chi entra in un labirinto sa che esiste una via d'uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca. Procede a tentoni. Quando trova una via bloccata torna indietro e ne prende un'altra. Talora la via che sembra più facile non è la più giusta; talora, quando crede di essere più vicino alla meta, ne è più lontano, e basta un passo falso per tornare al punto di partenza. Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle apparenze, fare, come si dice, un passo per volta, e di fronte ai bivi, quando non si è in grado di calcolare la ragione della scelta, ma si è costretti a rischiare, essere sempre pronti a tornare indietro. [...] Non ci si butti mai a capofitto nell'azione, che non si subisca passivamente la situazione, che si coordinino le azioni, che si facciano scelte ragionate, che ci si propongano, a titolo d'ipotesi, mete intermedie, salvo a correggere l'itinerario durante il percorso, ad adattare i mezzi al fine, a riconoscere le vie sbagliate e ad abbandonarle una volta riconosciute». Forse questo è il senso del nostro zigzagare fra eventi lieti e tristi, occasioni colte e perdute, colpi di fortuna e di sfortuna, salute e malattia, amori e odi, coraggio e paure. Quel che conta forse è non fermarsi sin quando possibile e sapere che ci può trovare nel posto giusto al momento giusto oppure, al contrario, nel posto sbagliato nel momento sbagliato, con molte varianti intermedie con cui fare i conti.