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22 set 2019

Renzi resta Renzi

di Luciano Caveri

Se fossi il Partito Democratico - ma so bene di non esserlo - non piangerei sull'abbandono di Matteo Renzi, con la decisione di far nascere un nuovo soggetto politico, per altro annunciato ormai da mesi come una goccia che scava la roccia, e chi se ne stupisce recita la commedia, come hanno fatto i suoi compagni di partito quando gli hanno chiesto a poche ore dello strappo di rinunciarci. Semmai piangerei - ma anche questi sono fatti del PD - sulla scelta coerente di Carlo Calenda di andarsene ed anche sulla scelta di non richiamare in campo, dopo le Europee, Enrico Letta (che non so se avrebbe accettato in questa fase). Ciò detto, mi pare evidente che siamo in una sorta di manicomio.

Renzi spinge il PD all'alleanza con i "Cinque Stelle", sceglie membri del Governo Conte bis, e poi in qualche modo si smarca, annunciando al premier riciclato dal precedente Esecutivo giallo-verde che può «stare sereno». Immaginarsi le scaramanzie del presidente del Consiglio foggiano... Risulta per contro evidente che questa mossa indebolisca il nuovo esecutivo giallo-rosso e Renzi più che favoleggiare di accordi per le Regionali con i "pentastellati" come fanno i "piddini" accecati sta partendo alla conquista del Centro, che è poi dove alberga buona parte dell'ormai capriccioso elettorato italiano. Difficile dire che portata avrà questa mossa e si sa bene che i soli sondaggi non sono più indicativi. Quel che è certo è che l'altro Matteo (...Salvini) troverà un competitor in quell'area moderata in cui lui stesso pesca ed è una prateria lasciata libera da una Forza Italia senza passaggio di consegne da parte di Silvio Berlusconi (penso che Giovanni Toti non sia in grado di farcela). Prosegue dunque questo processo di aggregazioni e disaggregazioni, che sarà reso più complicato dalla riduzione senza alcuna logica dei parlamentari e dalla strada che pare voler prendere l'attuale maggioranza di una legge fortemente proporzionale. Aleggia poi il referendum leghista, tecnicamente complesso, che cercherebbe di ritagliare alla normativa vigente una sorta di premierato nella logica che se gli italiano dovessero scegliere un "uomo forte" sceglierebbero il loro leader Salvini. Ovviamente in questo incrocio di tattiche e strategie, di detto e non detto, di verità e menzogna si staglia sempre più l'immagine del cittadino italiano piuttosto imbestialito da questa crescente confusione. E ciò non porta di certo bene a nessuno. Io capisco perfettamente la voglia di Matteo Renzi di restare nel gioco e non sto a discutere se abbia fatto bene o no ad andarsene; non mi sembra un tipo che accetti consigli ed immagino consideri il suo indubbio carisma come scarsamente toccato da fatti per nulla marginali, come la celebre sconfitta sul referendum sulla riforma costituzionale che aveva un suo stampo personalistico. Non giudico - dicevo - perché io stesso me ne sono andato con molto dispiacere dall'Union Valdôtaine (e poi dall'UVP, ma non vorrei sembrare così "nomade"...) per un clima difficile ed i fatti successivi in sostanza mi hanno dato ragione. E dovessi dire nelle esperienze che si sono succedute è più quello che ho dato di quello che ho ottenuto in termini politici. Ma la vita è così: si impara, si sbaglia, si migliora. Ogni esperienza ha dei pro e dei contro, ma l'importante è restare coerenti con le proprie convinzioni e quando ci si accorge che non ci si sta più dentro è bene fare altro, piuttosto che sentirsi mal tollerato o, peggio ancora, sfruttato e buttato via come un fazzolettino di carta. Quel che semmai colpisce in questo grande bailamme è l'incapacità di concentrarsi sui problemi da risolvere, partendo da un assunto, che è palesemente evidente nel Conte bis. Per fare una coalizione ci vogliono comuni denominatori e punti di contatto che consentano poi di governare. E' una cosa che va fatta e approfondita e non può nascere, come sta avvenendo a Roma, con un blitz ferragostano che compatta mondi diversi che si sono ritrovati con la sola logica di contrastare la Bestia Nera Salvini, che per altro resterà nei libri per come si fa a volgere in negativo un momento d'oro sotto il profilo del feeling con larga parte dei cittadini. E' più difficile governare che attardarsi contro gli spauracchi veri o presunti che siano. E certo la scelta di Renzi non semplifica ma complica la già complicate vicende italiane, la cui rappresentazione sul piano europeo fa di noi oggetto di curiosità e talvolta di sfottò degli altri Paesi membri. Nessuno, a dire il vero, oggi può dare grandi lezioni, perché ognuno ha dei guai a casa propria, me devo dire che il firmamento italiano splende sempre per stelle che si fanno rimarcare per la loro lucentezza.