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08 lug 2019

Luglio, caldo e politica

di Luciano Caveri

Giugno è ancora in larga parte primavera, agosto è il periodo saturo dell'estate, mentre settembre è già stagione declinante. Ecco perché vorrei ergermi in difesa del mese di luglio, che finisce per essere sottostimato, per quanto il mese sia dedicato a Giulio Cesare, che sradicò la precedente e banale definizione di "Quintilis" (quinto mese dell'anno). A pensare al caldo, che sembra restare una costante anche di questo mese, viene in mente la leggerezza e l'ironia di Eugenio Montale:

«Siamo ai primi di luglio e già il pensiero è entrato in moratoria. Drammi non se ne vedono, se mai disfunzioni. Che il ritmo della mente si dislenti, questo inspiegabilmente crea serie preoccupazioni. Meglio si affronta il tempo quando è folto, mezza giornata basta a sbaraccarlo. Ma ora ai primi di luglio ogni secondo sgoccia e l'idraulico è in ferie».

Vien da sorridere a pensare che proprio in questo mese, quasi obbligatoriamente, si consumano vicende politiche, come se una sorta di ondata di questioni si rovesciasse su luglio, sapendo che poi l'arrivo di agosto finisce per creare una situazione di stallo, che è ben più di una sospensione dei combattimenti. Così ad Aosta e Roma di questi tempi. Ad Aosta ingegnose alchimie politiche sintetizzano un lavoro intensissimo per la nuova maggioranza, come conditio sine qua non per evitare le elezioni e giustificare quadrature del cerchio sempre più distanti dalla volontà degli elettori, che forse si spera siano distratti dalla calura e magari abbacinati da un programma di governo onnicomprensivo e favolistico. Mi si spiega - temo di considerarlo piuttosto banale - che lo si fa «per il bene della Valle d'Aosta» e dunque ci inchina a questa volontà e vien voglia di fare auguri vivissimi agli autori di questo «partiam, partiam» che sembra scaturire dalla forza del destino e non dal mantenimento delle proprie poltrone. Essendo luglio, consiglio di affittare una sdraio e aspettare che questo ennesimo passaggio a vuoto ci porti, infine, benché stremati, alle elezioni, che non saranno la panacea ma è meglio che piegarsi al costi quel che costi. Roma segue il destino assolato di crisi politiche possibili, che però anche in questo caso fanno i conti con il desiderio così umano di sopravvivenza al potere. Per cui, alla fine, le sfide sui temi finiranno sulla battigia con partite di racchettoni e battaglie in spiaggia con i gavettoni. Mentre l'Europa abbaia ma forse non morde, ci si trascina in liti infinite con i giornali e le televisioni che riempiono spazi che ormai paiono cronache lunari per i poveri cittadini in ciabatte e pantaloni corti. Ma così è anche nel cuore dell'estate e agosto potrebbe essere una sorta di oasi di pace fra cronaca nera con delitti nuovi e pettegolezzi su divi e divette. Poi arriverà l'autunno e sarà caldo non solo per le temperature ma soprattutto per una manovra finanziaria che sarebbe bene rimuovere in tempo di vacanze per evitare il malumore. O forse qualche pensiero poetico, partendo da luglio, ce lo può dare l'atteggiamento pensoso di Attilio Bertolucci: «Ma se il tramonto dura sulle cime degli alberi che chiudono la pianura soffocata da brume estive, il cielo è una leggera arida spoglia inerte. Eterno giorno, che cos'è la morte quando sui visi radianti si posa la maschera lucente del tramonto lentissimo di luglio? Non c'è memoria più, non c'è speranza nel transito fatale del tempo».