Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
26 giu 2019

Pensieri sulla vacanza

di Luciano Caveri

Penso con struggente nostalgia, in questo passaggio all'estate vera e propria dopo il solstizio di ieri pomeriggio, alla grande fortuna che ho avuto di vivere infanzia e giovinezza, scappando al mare alla fine della scuola nella terra natia di mia madre, Imperia. Lunghe estati che tramontavano nel mese di settembre, vista la chance che avevamo noi della generazione che cominciava la scuola il primo di ottobre. Mi viene da sorridere a vedere vecchie foto in bianco e nero che restituiscono le immagini di un mondo cambiato in poco più di mezzo secolo in un modo impressionate e ormai - maledizione - diventa oggetto di una mia personale aneddotica, che spero non appaia patetica ma amabilmente rievocativa. Ha scritto Lalla Romano, che tanto amava la Valle d'Aosta come buen retiro: «Cos'è essenziale, nei ricordi e rievocazioni? Ciò che sarà colto, rivissuto da chi non c'era. In fondo, è la sola immortalità che ci compete».

Ci riflettevo a come cambiano le vacanze, pensando alla crisi imperante di due mesi che considero straordinari, l'incipit dell'estate in giugno e la sua coda a settembre. Naturalmente non ci pensavo rispetto al mare, con le sue sfavillanti giornate di giugno o i mari piatti e il tepore del settembre, ma rispetto alla montagna alpina. Più il tempo passa più il mese di giugno, in barba a tutti i discorsi sulla destagionalizzazione, perde colpi ed ormai tanti esercizi alberghieri e commerciali si rassegnano ad iniziare a luglio, riaprendo le attività e pare che la politica di prezzi inferiori non serva a stimolare il mercato. Lo stesso vale, ma in questo caso la riapertura delle scuole è tema letale, per le bellezze settembrine, quando la montagna inizia a virare verso l'autunno. Per quel che riguarda gli italiani non ci si può che stupire del fatto che agosto resti il mese trionfante, con tutti gli eccessi di presenze che salvano spesso la stagione estiva, ma sarebbe più logico che ci fosse una spalmatura anche nei mesi prima e dopo. Ma non ci si riesce: persiste l'effetto Ferragosto, come avveniva sin dal tempo dei Romani - quando le ferie che conosciamo oggi, figlie del Novecento, non c'erano - ma, nel lontano 18 a.C., l'imperatore Ottaviano Augusto decise di istituire le feriae Augusti per il primo agosto, designando ufficialmente questo mese come periodo dedicato al riposo. In seguito la Chiesa cattolica per far coincidere la festività con il giorno dell'Assunzione di Maria spostò il Ferragosto al 15 ed eccoci serviti con il momento più caro e caotico delle vacanze. Agosto è stato negli anni della grande industria il periodo di chiusura (tranne "Olivetti" che chiudeva a luglio) e a cementare il periodo ci aveva già pensato nel ventennio fascista il regime, quando il sistema di ragnatela dei dopolavoro favoriva con sconti sostanziosi le brevi gite dei lavoratori a cavallo di Ferragosto (13-14-15 agosto). Resta il fatto che agosto impera ancora, quando ai vacanzieri non conviene per costi ed affollamento e senza scomodare la bellezza degli altri mesi (anche luglio è meteorologicamente più stabile di agosto!). In più è evidente che per le aziende è più difficile gestire il piano ferie quando tutti i lavoratori vogliono andare in vacanza negli stessi periodi. Per quel che riguarda gli stranieri sono certamente meno legati ad agosto, anzi metà agosto più a Nord si va in Europa e più si ricomincia a lavorare. E' evidente che la Valle d'Aosta sconta una difficoltà di vendere il proprio prodotto, anche se poi passiamo il tempo a lamentarci della difficoltà di avere medie di riempimento soddisfacenti e a maledire le punte in cui il servizio inevitabilmente scade con assalti alla diligenza di frotte di turisti. Eppure sappiamo bene che gli stranieri sono la chiave di volta per tenere su il turismo di montagna d'inverno come d'estate a fronte di un calo d'interesse della clientela italiana. Cambiare il calendario scolastico, valorizzando giugno e settembre, potrebbe essere interessante, ma si scontra con un'altra questione e cioè con la fine delle famiglie con parentela molto allargata e con l'affermarsi di maternità e paternità tardive (niente nonni...). Di conseguenza i periodi di vacanza scolastica diventano un puzzle per molte famiglie per capire dove sistemare i figli. In caso di allungamento da una parte o dall'altra del calendario del periodo senza scuola tutto si farebbe più complicato. Insomma un bel rebus da risolvere, tipo volere la botte piena e la moglie ubriaca.