Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
31 mag 2019

I segnali forti e chiari delle Europee 2019

di Luciano Caveri

Non sono equilibrato nel parlare di Europa, elezioni comprese, visto che ce l'ho nel cuore, avendo sin da ragazzino maturato questa certezza che senza integrazione europea tornerà il caos sul Vecchio Continente, rafforzata nei miei studi e nelle esperienze politiche. Sono stato parlamentare europeo - eletto valdostano per ora unico (chi cita il comunista Bruno Ferrero come predecessore valdostano a Bruxelles non la racconta giusta) - e questo credo mi dia qualche diritto in più di esprimermi sul tema e sui risultati che sono questa volta evidenti e scarsamente manipolabili da chi vuole sfuggire alla realtà. Ma esiste in Italia questo vizio di traccheggiare nelle dichiarazioni post voto e basta un'occhiata alla televisione per vedere proprio questo da etimologia «verbo di probabile origine onomatopeica, derivazione dalla sequenza "tric-trac" o "tricche-tracche" per indicare un movimento oscillatorio che non va in nessuna direzione».

Provo, con la consueta franchezza, a dire la mia, dal grande al piccolo, avendo la consapevolezza che qualche annotazione si farà più limpida con una riflessione ponderata sui dati, anche grazie ai commenti che analisti ben più strutturati di me potranno fare. Europee, dunque, dopo una campagna elettorale da dimenticare in cui l'Unione europea è stata un pretesto per lotte intestine di fronte ad una ignorante indifferenza dei cittadini per i temi comunitari . Colpa grave, di cui sono responsabili in primis molti politici che hanno straparlato d'Europa senza competenze e guardando solo ai risvolti di politica interna del voto. Spicca intanto e non a caso, fra l'indifferenza crescente e l'overdose per i cittadini di liti da cortile specie fra leghisti e pentastellati (alleati separati in casa), il dato costante dell'astensionismo, che resta enorme, pensando a certe scelte di partecipazione nelle prime consultazioni dal 1979 in poi, quando iniziò l'elezione diretta del Parlamento europeo. In Europa, aspettando un'analisi Paese per Paese, conta il dato di una maggioranza europeista al Parlamento europeo con il trio popolari, socialisti e liberali (decisivi) con i verdi in crescita e dunque il blitz del vario circo anti-europeista nazionalista-sovranista ha fallito l'assalto a Bruxelles. Questo non vuol dire affatto stare tranquilli e sedersi su chissà quali allori, perché è chiaro quanto oggi si debba stabilizzare l'Europa e dare ai cittadini consapevolezza sul suo valore aggiunto. In Italia siamo afflitti da commenti infiniti e logoranti. E' evidente il successo della Lega di Matteo Salvini, la sconfitta terribile per i "Cinque Stelle" e la ripresa del Partito Democratico. Il Governo Conte difficilmente sopravvivrà agli eventi e da oggi la rottura fra i due partner di Governo appare probabile per le troppe divisioni che verranno al pettine, così come nella destra il tramonto del "berlusconismo" farà i conti con il "salvinismo". Ma il PD diventa competitor vero con gli esiti del voto. In Valle d'Aosta si può passare il tempo a giocare coi dati, comparandoli ad Europee precedenti (il mio dato nel 1999 fu per l'Union Valdôtaine nel Nord Ovest 40.970 voti di lista e 28.700 voti di preferenza) e anche alle recenti Regionali e Politiche. Quel che è certo è il successone della Lega in termini di voti di lista, il buon risultato del PD e la terribile débâcle del progetto autonomista ed anche dei "pentastellati", che cadono precipitevolissimevolmente. Le candidature valdostane non raccolgono i voti utili per sperare di essere eletti e questo segnala come molti valdostani abbiano votato simboli nazionali non per dinamiche locali. Il Governo Fosson esce dal voto indebolito pesantemente ed il progetto verticistico e velleitario di "réunion" non ha convinto affatto i valdostani che chiedono altro, come predico da mesi di fronte alla proposta di "fusione a freddo" con sola vista sui posti di comando. Questo significherà elezioni regionali anticipate o disperato arroccamento di chi si imbullonerà alle sedie di piazza Deffeyes sia di maggioranza che di opposizione di fronte ai propri risultati mediocri? Vedremo e certo varrà la pena, con maggior ponderazione, di tornare su queste elezioni, che hanno - questo bisogna ricordarlo - proprie logiche singolari e non ripetibili in diverse consultazioni, ma i segnali giunti in Valle - per quanto inserita brutalmente in quella "Circoscrizione nord ovest" che è un obbrobrio - sono forti e chiari.