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08 mag 2019

Fra cesarismo e mediocrità

di Luciano Caveri

Da sempre la litigiosità fa parte dell'attività politica, ma trovo che certi livelli attuali siano difficili da superare. Guardiamoci attorno: dalla Valle d'Aosta all'Italia, dall'Europa al Mondo e chiariamoci come mai, tranne rari casi, sia ormai l'instabilità politica a farla da padrona, mitigata sempre meno anche nei casi in cui le Costituzioni dettino regole che consentirebbero di governare senza i problemi endemici di maggioranze ballerine. Dunque esiste ormai una seria incapacità di trovare momenti di sintesi, di compromesso, di accordo, reso più difficile dalla mancanza di onestà nel mantenere la parola data e dal fatto evidente che chi governa pensa più alle elezioni che verranno a scelte, magari impopolari, che possono risolvere certe situazioni, specie in politica economica, visto che si tende dopo gli eccessi di regole di austerità a tornare ad una spesa pubblica allegra con l'uso del debito pubblico come "pozzo di San Patrizio".

Ma aggiungerei due elementi. Un primo: mi sono convinto nel tempo che certe personalità arrivino a ruoli apicali non solo sfruttando le proprie doti ma anche le proprie patologie. Potrei raccontare episodi, ma non ho voglia di essere querelato, di politici afflitti da disturbi della personalità che al posto di essere curati salgono le scale del potere e si "sfogano" nei propri posti di responsabilità, che oltretutto non vogliono più abbandonare perché non ne possono più fare a meno, diventando quel loro ruolo di comando una vera e propria dipendenza che tiene a bada i loro fantasmi. Scriveva, tempo fa, sul suo blog sull'"Huffpost" la psicoterapeuta Giuliana Proietti: «Perché, se l'ansia e la depressione sono le malattie più frequenti fra le persone comuni, non conosciamo il nome di nessun politico che ufficialmente ne soffra? Eppure, un depresso, un narcisista, uno psicopatico, un borderline, potrebbe prendere decisioni assolutamente sbagliate per il bene comune. Perché ci interessiamo del loro stato di salute solo leggendo i libri degli storici, molti anni dopo che questi personaggi hanno espletato i loro incarichi e non mentre stanno influendo sul nostro destino?». Vengono poi citati casi concreti: «Il caso probabilmente più grave, nella storia recente, è stato quello di Paul Eugène Louis Deschanel, malato di schizofrenia. Fu presidente francese dal 18 Febbraio al 21 Settembre 1920. Dopo essere stato più volte presidente della Camera, fu eletto presidente della Repubblica francese con una schiacciante maggioranza, dopo aver battuto Georges Clemenceau nelle primarie condotte all'interno del partito. In qualità di presidente, il suo comportamento eccentrico causò una certa costernazione, come quando dopo aver ricevuto un mazzo di fiori da una delegazione di studentesse che lo aveva visitato, gettò i fiori verso di loro, uno a uno. In un'altra occasione ricevette l'ambasciatore britannico in Francia completamente nudo, ricoperto solo di medaglie. Il culmine fu raggiunto la sera del 24 maggio 1920, quando cadde (?) da un finestrino del treno presidenziale e fu trovato a vagare per i campi in camicia da notte. Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti, lottò contro una grave forma depressiva per tutta la vita. A quel tempo non si parlava ancora di depressione, ma di melanconia, che veniva trattata con pillole a base di liquirizia, acqua di rose, miele, zucchero e mercurio, con i risultati che possiamo immaginare. Quanto alle malattie fisiche, Franklin Delano Roosevelt tenne nascosta al pubblico la sua disabilità per molti anni. Nel 1921 aveva infatti contratto una grave forma di poliomielite, che causò la paralisi dei suoi arti inferiori e seri problemi di movimento; usava spesso la sedia a rotelle in privato, ma in pubblico nascondeva la sua disabilità, e lo fece per tutta la vita (vi sono solo due fotografie di Roosevelt sulla sedia a rotelle). Ronald Reagan fece lo stesso con la sua diagnosi di malattia di Alzheimer, negli ultimi anni del suo secondo mandato. Pare infatti che vi fosse già qualche dubbio sulla presenza di questa malattia cronica e degenerativa già all'inizio del suo secondo mandato». Insomma nulla di nuovo, ma la novità rispetto a questo lato oscuro è il secondo punto. Mentre in passato, comunque andasse, si sceglievano almeno personalità con un certo grado di competenza, un certo buonismo predica oggi la logica del "signor Nessuno" al potere e certe leve decisionali finiscono in mano a persone che in certi casi non sanno nulla e vengono da esperienze professionali personali senza lode. Il Governo dei mediocri accresce ancora di più i rischi derivanti dalla conflittualità con decisioni improvvisate e contraddittorie in cui il famoso bene pubblico è relegato nelle retroguardie. I cittadini si trovano così di fronte a certi rischi di opposti estremismi: chi assume logiche cesaristiche e chi sguazza nella mediocrità.