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03 mar 2019

Il semaforo degli alimenti

di Luciano Caveri

Mi capita spesso di andare a fare la spesa di prodotti alimentari, per lo più - per essere onesto - accompagnando mia moglie e girando per le scansie con una dose di sincero interesse quasi infantile di fronte all'ormai evidente opulenza. Si tratta di una circostanza abbastanza consueta, anche se capita spesso di cambiare ipermercato o negozio. Non finirò mai di stupirmi di come questo tipo di attività sia cambiato e cambi sotto i nostri occhi anche e non solo per la varietà impressionante di proposte. E' un caso di scuola di come generazioni come la mia abbiamo assistito a modificazioni profonde. Sono morti troppi negozietti di prossimità di paese uccisi da "supermercati" diventati "ipermercati", che poi con una specie di retromarcia hanno più di recente lanciato esercizi più piccoli simili proprio a quei negozi che vendevano di tutto.

Spuntano poi attività di nicchia che vendono prodotti locali ("chilometri zero", ça va sans dire...) che parevano scomparsi accantonati da quelli industriali, a loro volta ammantati da "storytelling" che raccontano radici improbabili per nobilitarsi ("Mulino Bianco" docet!). Ma intanto si compera anche on line da distante o si va a ritirare la spesa (o te la portano) fatta via web. Un caos di modalità plurime. Se sono all'estero l'esercizio si tinge d'interesse culturale: ho visitato in diversi Paesi mercati e mercatini i più disparati cercando talvolta di capire cosa diavolo fossero prodotti mai visti e mi sono divertito - penso agli Stati Uniti dove vedi "cose che voi umani..." - a capire da quanto in vendita certi aspetti degli usi e consumi assai istruttivi dell'animo di un popolo. Quando ci sono, leggo anche le etichette, che mi paiono in molti casi una lotta infinita fra il legislatore che cerca di avere chiarezza e certi produttori che traccheggiano con indicazioni, certo confacenti alle norme, che obbligano il povero consumatore a cavarsi gli occhi ed a scoprire troppo spesso formule di difficile lettura simili a quelle dei composti delle fattucchiere. Per questo, specie a beneficio della salute contro abusi od errori in campo alimentare (mangiare male fa ammalare e questo pesa sui servizi sanitari), sono nati sistemi semplificati di etichettatura ad uso anche del consumatore più sempliciotto. Traggo dal sito etichettaalimentare.com: "Di recente si è sentito molto parlare di etichetta a semaforo: ma di cosa si tratta esattamente? Cerchiamo di far luce su tutti i punti oscuri di questa nuova forma di etichettatura alimentare. In questa sede valutiamo i pro e i contro per i consumatori che si apprestano ad acquistare un prodotto alimentare. Etichetta a semaforo: cos'è? L'etichetta a semaforo è un sistema più immediato per chiarire al consumatore le caratteristiche nutrizionali di un alimento. Proprio come un semaforo funziona esattamente avvalendosi dell'uso dei tre colori, rosso, arancione e verde. Questa distinzione serve per aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli durante la spesa. Ecco che cosa indicono i tre colori. Rosso: alimento da assumere con moderazione. Arancione: alimento da consumare senza eccedere per avere una dieta equilibrata. Verde: alimento sano. Attraverso una corretta comprensione di questo strumento innovativo, l'etichettatura contribuisce ad aiutare ciascuno nel mantenere una dieta sana e rispettare alcun standard di nutrizione legati alla salute". Più avanti si precisa: "Alcuni paesi europei hanno già adottato questo criterio informativo senza alcuna reticenza, anche se lo attuano in modo differente. Stiamo parlando di Francia e Inghilterra, ciascuno con un metodo proprio di esibire l'etichetta a semaforo negli alimenti. La Francia preferisce utilizzare cinque colori, utilizzando anche le sfumature di verde, arancione e rosso, e li abbina alle lettere dell'alfabeto, dalla "A" alla "E". Il sistema, detto "Nutri-score", funziona così: le prime lettere, vicine alla "A", indicano un alto livello di genuinità, mentre verso la lettera "E" ci avviciniamo al livello più basso. Con questa tecnica si tengono in considerazione anche altri elementi, come la presenza di proteine, fibre alimentari, vitamine e minerali. In Inghilterra il semaforo nelle etichette è formato solo dai tre colori base. Essi indicano in modo immediato la presenza degli apporti di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale rispetto al fabbisogno giornaliero di un adulto, secondo quanto stabilito dalle tabelle nutrizionali europee. Secondo il sistema britannico si possono tenere sotto controllo tutti quei nutrienti il cui consumo deve essere limitato, come i grassi saturi, gli zuccheri e il sale". Poi la situazione italiana: "Il nostro paese è ancora molto restio ad introdurre a pieno regime l'etichetta a semaforo per una serie di ragioni. La prima è di natura istituzionale. Si pensa erroneamente che questa nuova forma di etichettatura non abbia una reale utilità a livello nutrizionale e anzi possa servire a sviare i consumatori circa le qualità di un prodotto. Inoltre, alcuni sostengono che possa essere una disposizione che potrebbe influire negativamente sul marchio Dop, in quanto facente parte di prodotti con una propria storia. Sembra però che queste teorie siano fondate su falsi presupposti e l'utilizzo delle etichette a semaforo siano realmente un ottimo sostegno per tutti i consumatori". "Francetv.info" segnalava in questi giorni come "les députés ont adopté un texte jeudi 21 février qui rend obligatoire l'affichage du "Nutri-Score" sur tous les supports publicitaires pour les produits alimentaires", ricordando che "Nutri-Score est conçu par "Santé publique France", supervisé par le ministère de la Santé. C'est donc un dispositif français que la Belgique et l'Espagne commencent à utiliser. L'idée de départ est d'aider le consommateur à comparer les produits alimentaires, les aliments transformés et les boissons". Ne ricordo la logica già accennata all'inizio: "La signalétique va de "A", en vert foncé, la plus favorable en terme de nutrition, à "E" en rouge, en passant par le vert clair, le jaune et le orange. Un score est calculé pour chaque produit en tenant compte, pour 100 grammes, de la teneur en nutriments et aliments à favoriser (fibres, protéines, fruits et légumes) et en nutriments à limiter (acides gras saturés, sucres simples et sel entre autres)". Esiste però un paradosso: "Les députés ont adopté une mesure qui vise à rendre obligatoire l'affichage du "Nutri-Score" des produits dans les publicités, aussi bien sur les affiches, que dans les spots télévision, à la radio ou sur Internet. Le paradoxe est que l'affichage du logo dans la publicité devient obligatoire alors que l'affichage du "Nutri-Score" sur le produit lui-même ne l'est pas, au nom de la libre circulation des produits au sein de l'Union européenne. Les entreprises sont simplement encouragées à l'utiliser. Au dernier pointage en décembre dernier, "Santé publique France" recensait 90 entreprises qui se sont engagées à apposer le logo sur leurs produits". Insomma: c'è ancora da fare e sistemi analoghi nascono anche - per far capire l'apporto calorico dei piatti - sui menu dei ristoranti. E' un modo per rendere consapevole il cittadino, che poi potrà naturalmente scegliere il proprio - come si dice oggi - stile di vita. Certo: nel migliore dei mondi possibili - con persone che non avessero bisogno di allerta e minacce che ci ammorbano ormai dovunque - tutto sarebbe diverso ed il pubblico potrebbe confidare nel raziocinio dei cittadini, ma non è così per molti, purtroppo, e non c'è da esserne fieri.