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04 gen 2019

Ezio suona lassù

di Luciano Caveri

Le amicizie vanno e vengono per diverse ragioni da una parte e dall'altra e non sempre per motivi coincidenti. Ma di fronte alla morte - ed è giusto che sia così, non per buonismo ma per buonsenso - sono i ricordi migliori ad imporsi all'attenzione in determinate circostanze. Ci pensavo, saputo della scomparsa di Ezio Magliano, personalità eclettica, con cui abbiamo condiviso molti momenti, specie in un passato piuttosto lontano. Era ormai parecchio che non ci frequentavamo: l'avevo intravisto in qualche occasione e sapevo che aveva subito un trapianto del fegato. Quando lo conobbi io ero poco più di un ragazzo. Lui era direttore d'antenna di "Rta - Radio Tele Aosta" ed io ero un giornalista televisivo in erba (ora quei contributi pensionistici tornano utili!). Nel primo incontro, prima di essere assunto, aveva un'aria molto ingessata, direi che "se la tirava", raccontandoci a noi dipendenti di importanti incarichi pregressi in Francia persino avvolti volutamente dal mistero.

Per altro il suo francese era inappuntabile ed aveva un suo carisma con noi pivelli alla scoperta del mondo ed una facilità di rapporti fatta di capacità di mettersi sulla lunghezza d'onda dei suoi interlocutori. Poi, essendo quattro gatti in una azienda di successo che fu un fenomeno sociale quale la televisione privata di forte impatto ed audience incredibile, si creò una bella squadra e questo permise a noi giovinastri di familiarizzare con lui e di prenderlo persino in giro per le sue apparizioni in video in un programma in diretta di dediche, con lui che suonava i brani richiesti all'impronta, spesso infilando più musiche sue che quelle scelte dal telespettatore. Ezio se la rideva. D'altra parte la musica era la sua passione più forte, avendola studiata ed avendo fatto parte di gruppi musicali valdostani storici negli anni Sessanta e Settanta ed in seguito tantissimi musicisti e cantanti locali transitarono nel suo studio di registrazione. Poi io andai alla "Rai" grazie al fatto - caso di scuola di un disastro che volse in positivo - che lui e l'amministratore di "Rta" mi licenziarono perché ritenuto troppo polemico con alcuni esponenti politici che avevano chiesto ed ottenuto la mia testa dal proprietario dell'emittente, l'impresario edile Giuliano Follioley, poi precipitato nel gorgo di una "Tangentopoli" locale. Con Ezio ci ritrovammo in seguito per certe campagne elettorali mie e di altri: lui conosceva come me la grande chance offerta allora - prima delle norme folli della par condicio - dalle radio e televisioni private ed era il classico solutore di imprevisti e problemi organizzativi. Il suo studio radio fu più volte adoperato per registrazioni che si rivelarono utili per la propaganda elettorale e fu più volte regista di comizi memorabili in certi passaggi importanti della politica valdostana. Sotto stress rendeva molto, quando attorno a lui regnava il caos, teneva i nervi saldi. Poi ci perdemmo di vista. Capitava tuttavia, come avviene in una piccola Valle, di ritrovarsi (ricordo una cena degli ex di "Rta") in occasioni in cui evocavamo il passato. Fu lui a presentarmi Mogol, di cui era diventato amico e collaboratore, lavorando nella famosa scuola, il "Centro europeo di Toscolano", in Umbria, fucina di nuovi talenti. Ricordo che un giorno mi spiegò un altro suo lavoro, anche Oltralpe, nel campo della musicoterapia, che era a suo avviso un settore molto promettente. Ricordo infine che un giorno ridemmo di una vicenda buffa del tempo che fu. Mi ero - poco più che ventenne - preso una cotta per una ragazza che non offriva spiragli. Allora scrissi un testo di una canzone, "Un volto ed un sorriso", che Ezio musicò al momento improvvisando e la registrammo in studio con la mia voce. Consegnai la cassettina con la musica all'interessata con successo sentimentale. Mi disse Ezio, anni dopo, scherzando: «ho quella registrazione» come indelebile arma di ricatto. In effetti si trattava di una performance di cui vergognarsi... La vita ed alcune circostanze avevano diviso le nostre strade, ma certi ricordi restano intatti e da qualche parte Ezio - lasciata questa Terra che gli era diventata greve - suonerà lassù in libertà.