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25 ott 2018

La prima laurea

di Luciano Caveri

Sarebbe contento mio papà Sandro, suo nonno, a vedere questo suo nipote Laurent - il primo fra tutti ad essere nato - che si laurea oggi (primo livello, ma già si avvia verso la magistrale). Papà raccontava di come suo papà, il mio di nonno, Renato, Prefetto di carriera e poi Amministratore dell'Ospedale Mauriziano di Aosta, avesse sempre detto ai figli che quello era il risultato da raggiungere. Per cui sei dei suoi sette figli raggiunsero questo traguardo. Io stesso - sentendo questo dovere - una volta diventato giornalista professionista mi iscrissi di nuovo all'Università a Scienze politiche e mi laureai non tanto per diventare "dottore", ma per adempiere a quel dovere familiare che sentivo mio (poi da stupido ho dato tutti gli esami di Lettere e filosofia, ma ho la tesi ancora lì, ma per pagare le tasse universitarie per laurearmi dovrei fare un mutuo...).

Ora ci arriva Laurent e ne sono felice, anche se - permettete il vezzo - questo significa inevitabilmente il tempo che passa e questa maledetta età che galoppa sempre più veloce, mano a mano che i figli crescono come funghi. Appena ti distrai sono più alti di te e nel caso di Laurent con un vocione e un sorriso beffardo. Laurent ha un carattere d'oro, è intelligente e sa essere tagliente, avendo ereditato il gusto per la battuta e gli serve per guardare il mondo con un distacco talvolta sarcastico. Penso che gli sia pesato avere un papà con un ruolo pubblico, che in certi anni è stato troppo assente per lavoro e oggi se ne duole per certi momenti della sua vita che non ho condiviso abbastanza, ma mi auguro di aver potuto riparare in parte e spero che la vita mi permetta di godere ancora di momenti belli insieme. Questa sua laurea, che lui ha già accompagnata con qualche esperienza del lavoro - quello rude dello zio fabbro, Jean-Marc - non è la tappa finale. Ora studia a Piacenza e credo che questa esperienza fuori gli aprirà orizzonti per capire quale potrà essere la sua strada, essendo le attuali generazioni - per colpa della protezione di noi genitori - un pochino più nella bambagia di quanto fosse la mia con una giovinezza che dura di più e penso che non sia un male. Il clima generale in cui sta diventando adulto, come la sorella Eugénie, mentre il fratellino Alexis fa ancora le elementari, non è facile. Esistono molte incertezze e difficoltà: non è questo il mondo che avremmo dovuto lasciare a chi ci seguirà. Questo è per me un elemento di angoscia e a poco vale la consolazione di aver fatto, anche nel mio impegno politico, quanto potevo fare per questa nostra piccola comunità valdostana e per la mia famiglia. Come non pensare in questo giorno, in cui non festeggeremo ancora perché siamo tutti affaccendati, alla celebre poesia di Rudyard Kipling "Se (Lettera al figlio)" in "Rewards and Fairies" (1910): «Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te l'hanno persa e danno la colpa a te, se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te, ma prendi in considerazione anche i loro dubbi. Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa, o essendo calunniato, non ricambiare con calunnie, o essendo odiato, non dare spazio all'odio, senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio; Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni; se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo, se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo. Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto Distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per gli ingenui, o guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte, e piegarti a ricostruirle con strumenti usurati. Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio di una monetina, e perdere, e ricominciare daccapo senza mai fiatare una parola sulla tua perdita. Se sai costringere il tuo cuore, nervi, e polsi a sorreggerti anche quando sono esausti, e così resistere quando in te non c'è più nulla tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!" Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù, o passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con la gente comune, se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi, se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo. Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto dando valore a ognuno dei sessanta secondi, tua è la Terra e tutto ciò che contiene, e - cosa più importante - sarai un Uomo, figlio mio!».