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01 mag 2018

Le strane scelte degli algoritmi dei social

di Luciano Caveri

Trovo su "Le Monde" un articolo assai interessante di William Auderau, che riguarda i social e la loro influenza su di noi. Devo dire che chiunque segua l'evoluzione della democrazia non può che interessarsi al problema: è indubbio che anche nella scelta del voto ormai ci sia un peso non indifferente di questi mezzi di comunicazione. Ciò spiega in parte - anche per la Valle d'Aosta - certi risultati elettorali, perché ad esempio c'è stato un tam tam notevolissimo da parte di forze politiche "vincenti" come "Movimento Cinque Stelle" e Lega, che titillano la massa del Web con contenuti e toni populisti e demagogici con grande abilità e capacità persuasiva.

Anche in Valle certi temi nascono di lì, come il mio personale sputtanamento sull'aeroporto di Aosta, dedicato a Corrado Gex, diventato nella vulgata - grazie ad alcuni diffusori di notizie farlocche - esempio di spreco massimo, quando invece gli sprechi ci sono stati solo perché, quando già non ne avevo più responsabilità, qualcuno ha dimostrato goffaggine e incapacità nel gestire il dossier e nel bloccare di fatto il "master plan aeroportuale", frutto di studi approfonditi e di accordi con lo Stato - che ha finanziato gran parte dei lavori - passati al vaglio di tavoli tecnici e di esperti del settore e non frutto di miei sogni di gloria di cui sfuggirebbe la ragione. Non sono mica matto! Per cui, se non ci sono voli e l'aerostazione firmata dalla grande architetto Gae Aulenti sembra un rudere, ci sono responsabilità precise, ma non certo le mie se siamo quasi a un punto di "non ritorno", compresi i vantaggi economici di chi ha ripreso a costruire di tutto nella zona per il venir meno di vincoli aeroportuali. Chiudo la parentesi e mi scuso per il tono accorato, ma mi sono davvero scocciato del prevalere di certi cretini disinformati e propagatori di balle. Torniamo alla Rete. Si chiede l'autore dell'articolo all'inizio: «Internet et les réseaux sociaux sont-ils des machines à enfermer les internautes dans leurs propres certitudes?». Poi la spiegazione, frutto dell'annuale "The Web conférence", svoltasi nei giorni scorsi a Lyon: «A l'origine de ces interrogations, le constat désormais très répandu qu'au lieu d'amener les internautes à échanger leurs points de vue et bâtir des théories nuancées, utopie qui a porté la démocratisation d'Internet dans les années 1990, l'émergence des réseaux sociaux et des algorithmes de recommandation a au contraire amené une radicalisation des points de vue, une exacerbation des tensions en ligne, et une impossibilité chronique à se faire entendre et respecter». Chiaro il rischio e ben visibile per chi frequenti o osservi i social: «Cette impasse démocratique, remarquent les chercheurs, est loin d'être une invention du Net. La question de la formation des opinions dans un contexte social a donné naissance dès les années 1950 au concept de dissonance cognitive, du psychologue Leon Festinger, qui décrit l'état de désarroi et les stratégies d'évitement face à des opinions contraires aux siennes. Par ailleurs, la recherche n'a pas attendu l'âge d'or de la collecte de données sur Internet pour tenter des approches quantitatives. Dans un article de 1974, "Reaching a Consensus", le statisticien américain Morris DeGroot observe déjà que les individus tendent à se conformer progressivement aux opinions émises par leurs semblables (de sexe, de couleur de peau, de religion...), même s'ils n'ont aucune connaissance de leur véracité. Ce phénomène est connu sous le nom d'homophilie, l'attirance de la similarité». Verrebbe da dire che "chi si somiglia si piglia". Prosegue il pezzo: «En 2000, dans "Mixing Beliefs among Interacting Agents", les chercheurs Deffuant, Neau, Amblard et Weisbuch arrivent à une conclusion plus fine: un individu moyen n'adapte ses jugements que si les opinions auxquelles il est confronté n'en sont pas trop éloignées. "C'est l'idée que si quelque chose est trop éloigné de ce à quoi je crois, je ne vais même pas lui accorder mon attention", résume Gianmarco De Francisci Morales». Questo chiarisce l'esistenza di somari coi paraocchi. Più avanti si viene al punto: «Alors, quelle est la part de responsabilité des sites et services Internet? S'ils ne sont pas à l'origine des logiques de polarisation, ils la favorisent néanmoins de par leur fonctionnement, expliquent les chercheurs - et ce volontairement, car ils y trouvent un intérêt. Michael Mathioudakis fait mine de s'interroger: "Les plateformes étant au courant des opinions des utilisateurs et cherchant à maximiser leur satisfaction, quel contenu vont-elles leur montrer? Pourquoi leur montrer du contenu dissonant?". Souvent résumée à "Facebook", la fameuse bulle de filtre naît ainsi dès l'apparition du moindre algorithme de personnalisation, que ce soit sur un moteur de recherche comme "Google", une plateforme de commerce en ligne comme "Amazon" ou de vidéos comme "YouTube". Ce phénomène est toutefois renforcé sur les réseaux sociaux, parce que les plateformes renvoient leurs utilisateurs non pas vers des produits ou des informations mais vers des personnes similaires, réenclenchant des logiques de groupe». Mi fermo qui nella citazione. C'è in sostanza chi vive sui social in un ambiente "amico" senza confronto vero di idee, confinati nelle proprie certezze da logiche di funzionamento matematiche. Questo favorisce i settari, che capita di incontrare, rendendosi conto che sono felici nel loro loop di convinzioni ferree come i criceti alienati che corrono nella ruotina della loro gabbietta. Fanno persino pena non fossero perfetti rompiscatole chiusi nella prigione del loro pensiero unico di cui sono feroci e talvolta grotteschi difensori.