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26 ago 2017

Contro gli islamisti

di Luciano Caveri

Stento ormai a fare l'elenco degli attentati islamisti in Europa, figurarsi negli altri Continenti. Questa mancata contabilità non è per limitarne l'impatto e neppure perché ci si possa assuefare, essendo che l'odio e la violenza non hanno mai scusanti ed è perciò impossibile farci il callo. E' che il grumo di dolore e di angoscia finisce per fare di ogni evento una specie di aggiunta a qualche cosa di insopportabile e soffocante, il Male che si allarga a macchia d'olio, generando un senso di impotenza e di pressione psicologica. Poi, per carità, ci sono elementi emotivi che possono svettare e certo per chi ha lavorato con i catalani quest'ultimo attentato sulle Ramblas nella mia amata Barcellona appare come un oltraggio ad un Paese che da sempre ha calcato la mano su di una vocazione mediterranea, fatta di aperture e amicizia, e si trova accoltellata alle spalle da questi invasati, che profittano delle maglie larghe della nostra comprensione e diventano jihadisti.

Si tratta di uno stillicidio così terribile da lavorare in profondità sulla coscienza di ciascuno di noi e confesso quanto avvenga in me e quanto debba sforzarmi per mantenere l'equilibrio necessario per non entrare in certi cori da stadio, agitando risposte più o meno esemplari in una logica borderline per la democrazia. Devo spesso contare fino a dieci, conscio che sul tema "azione-reazione" si gioca molto. Invidio chi mantiene posizioni senza sbavature nel "politicamente corretto", segnalando come alcuni di loro ormai vivano su Marte, e mi sforzo di ragionare sugli scenari attuali e futuri almeno con una certezza. Quella di non allontanarmi dalla convinzione che uno Stato di Diritto viva su basilari principi costituzionali, che non devono essere scalfiti, pena diventare come chi ci vuole morti, e fa strage non solo delle persone, ma anche delle conquiste di libertà che così a fatica abbiamo raggiunto nel nostro Occidente. Ne conosco i limiti e le ambiguità, ma - con buona pace di chi gira la frittata e finisce per sostenere che è nostra la colpa se i matti fanatici ci vogliono morti - l'alternativa, nello scontro con gli estremisti islamici, è quella di essere schiavi, se dovessimo mai restare vivi, di un regime teocratico folle e liberticida. Non esiste perciò margine di trattativa o di compromesso con chi esalta l'esatto contrario di quello che io penso sia la civiltà: teocrazia contro democrazia. Questo è il rovescio della medaglia che non può avere lati oscuri. Chi è nato e cresciuto in Europa e abbraccia l'integralismo religioso non può avere scusanti ed è giusto che nel flusso dei migranti non possano intrufolarsi, nel nome di un concetto umanitario assorbente ogni cautela, terroristi in nome della loro religione distorta. Altresì - lo dico sempre - le comunità islamiche in Europa, più o meno grandi nei diversi Paesi, devono togliere ogni acqua ai pescecani che avvelenano rapporti di correttezza e di comprensione reciproca. A prese di posizione di maniera contro gli islamisti feroci e assassini, si devono accompagnare collaborazione vera con le autorità e chiusura di tutte le porte per chi vuole uccidere noi infedeli e instaurare una dittatura religiosa. Non è una chiamata in correo indiscriminata, ma conta il fatto - ad esempio - che gli amici dei criminali, anche solo per l'esaltazione di azioni folli, non entrino più in una moschea. Sapendo che ci sono moschee - pensiamo appunto ai salafisti catalani - dove la predicazione antioccidentale è la regola. Altrimenti, senza queste elementari misure, vinceranno gli estremisti antimusulmani, in una escalation di incomprensioni che non porterà a nulla di buono e renderà inutile ogni sforzo di serrare le fila - gli uni e gli altri - contro chi vuole insanguinare il mondo. Il rischio è enorme in una situazione mondiale già piena di focolai di guerra, in cui basta poco a peggiorare situazioni già delicate e bisogna aiutare chi vuole spegnere gli incendi e non chi li voglia appiccare nel nome di un Dio.