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27 mag 2017

No agli antivaccinisti

di Luciano Caveri

Gli antivaccinisti, al tempo dei loro esordi, li incontrai molti anni fa alla Camera dei deputati, invitato ad un faccia a faccia da un collega sudtirolese. Erano genitori della Provincia autonoma ispirati da correnti "Grünen" di area germanica, che già evocavano danni irreparabili per i bambini e loschi traffici delle case farmaceutiche. A me certi atteggiamenti fideistici e complottisti hanno sempre fatto paura e dunque non mi avevano per nulla convinto. Anni dopo lessi, proprio sulla Germania, quanto scritto dal dottor Roberto Burioni, difensore dei vaccini contro "balle spaziali" e superstizioni medioevali, quando - annotando le differenze con le vaccinazioni contro la poliomielite fra Germania Est introdotta nel 1960 ed Ovest nel 1962 - ricordava come da una parte la malattia fosse quasi scomparsa, mentre nella parte occidentale i malati furono ancora migliaia! Elementare constatazione dell'utilità, ma si sa che certe leggende metropolitane sono virali come le malattie.

Eppure proprio lì - in quell'ambientalismo originato da visioni ecologiste dell'estrema destra in un'esaltazione distorta della Natura - si insinuò questo fenomeno del "no alle vaccinazioni", che oggi è visibile - anche grazie alle bufale del Web - anche in persone normali, che riprendono storie inesistenti per difendere una scelta ideologica e non scientifica. Con alcuni ho smesso di discutere, perché è inutile lavare la testa agli asini, ma provo una sincera compassione per i loro figli, che come burattini finiscono per essere nelle mani delle scelte improvvide dei loro genitori. Ha scritto sul "Corriere della Sera" il celebre giurista Sabino Cassese: «Il conflitto risale a vent'anni fa, quando, per l'attenuarsi dei pericoli di diffusione di epidemie, la mancata ottemperanza all'obbligo di vaccinazione, che dal 1967 comportava che non ci si potesse iscrivere a scuola, fu privata di questa "sanzione". Oggi, mutata la situazione, a causa dell'aumento di alcune malattie infettive, le autorità preposte alla tutela della Salute propongono di ristabilire il principio che i giovani non vaccinati non possano essere ammessi a scuola (fermo rimanendo l'esonero individuale per accertati motivi di ordine medico che sconsigliano la vaccinazione)». «Chi ha ragione - si chiede Cassese - coloro che vogliono "liberalizzare" o quelli che vogliono, invece, condizionare l'iscrizione alle scuole all'adempimento dell'obbligo? Tutti gli argomenti di diritto e di buon senso militano a favore di questa seconda tesi». «Innanzitutto - spiega Sabino Cassese - la tutela della Salute costituisce un impegno globale, tanto è vero che l'azione principale dell'Organizzazione mondiale della Sanità riguarda essenzialmente l'eradicazione di malattie diffusive, mediante vaccinazioni. Ogni anno un miliardo e mezzo di persone varca le frontiere in aereo. Se tutti gli Stati non contribuiscono a evitare le epidemie, seguendo i criteri dettati dall'Organizzazione mondiale, facciamo un danno a noi stessi e all'umanità. In secondo luogo, i due diritti che vengono invocati, quello alla Salute e quello all'Istruzione, hanno una diversa portata. Il primo riguarda la vita stessa della persona, e prevale sul secondo». Il Governo Gentiloni ha scelto alla fine un doppio regime: l'obbligo vaccinale, allargato nelle sue tipologie per malattia, per i bimbi più piccoli che non potranno andare alla scuola dell'infanzia, mentre alle elementari gli studenti - sino ai sedici anni - potranno iscriversi ma la loro mancata vaccinazione sortirà multe salate per i genitori e il Tribunale - con nascita di una giurisprudenza a macchia di leopardo - potrà intervenire su quella conosciamo ancora come "patria potestà", che si chiama "potestà genitoriale". Vedremo ora come il decreto varato verrà convertito in legge: utile cartina di tornasole sulle posizioni politiche sul di tema sul quale la politica però (come dice Burioni «La vaccinazione non è un'opinione» nel suo libro che va letto) dovrebbe avere il pudore di rifarsi alla scienza e non ai propri pensieri, spesso baggianate. Sarebbe bene che, al di là degli interventi dell'Ordine professionale nel quadro delle norme deontologiche che già hanno portato alla radiazione di un medico antivaccinista, certi comportamenti venissero considerati quel che sono, un reato.