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26 apr 2017

Mélenchon fra ologrammi e neogiacobinismo

di Luciano Caveri

Le elezioni in Europa nei prossimi mesi - in Francia domenica per le Presidenziali, nel Regno Unito a giugno per le Politiche, in Germania a settembre per il Parlamento federale - saranno molto interessanti per capire come butta la politica nel Vecchio Continente. Cartina di tornasole anche per le future elezioni in Italia per il rinnovo di Camera e Senato e sarebbe interessante che, visto che Matteo Renzi vorrebbe andare alle urne in autunno, si definisse quella benedetta legge elettorale, come previsto dalla sentenza di gennaio della Corte Costituzionale. Ma si traccheggia per giungere poi a drammatizzare la situazione e sfornare chissà quale ciofeca. Molto si parlerà delle spinte populiste di vario genere che stanno affascinando molti elettori, delusi dalla politica tradizionale e, si sa, che mentre un tempo le convinzioni politiche erano difficili da sradicare nel cittadino medio, che fidelizzava il proprio voto, ormai il cambio di casacca non è più un'eccezione ma una regola.

Il caso francese, con ben undici candidati in lizza, che ho brevemente analizzato giorni fa, dimostra con chiarezza come certo populismo non alberghi solo nella Destra ma anche nella Sinistra. Fatto non stupefacente, ma quel che colpisce è che ad un certo punto in Francia era sembrato, nei sondaggio che vanno e vengono, che al secondo turno potessero andare, per il ballottaggio a inizio maggio, Marine Le Pen - portavoce della Destra più estrema e sulfurea - ed un candidato, dato come outsider, ma brillante protagonista degli scontri televisivi. Ecco una sua scheda, tratta dall'unico testo davvero neutro, che ho trovato, vale a dire la solita "Wikipedia": "Jean-Luc Mélenchon, né le 19 août 1951 à Tanger (Maroc), est un homme politique français. Membre du Parti socialiste (PS) à partir de 1976, il est successivement élu conseiller municipal de Massy en 1983, conseiller général de l'Essonne en 1985 et sénateur du même département en 1986. Il est par ailleurs ministre délégué à l'Enseignement professionnel de 2000 à 2002, auprès du ministre de l'Éducation nationale Jack Lang, dans le gouvernement de cohabitation de Lionel Jospin. Il fait partie de l'aile gauche du PS jusqu'au congrès de Reims de 2008, à l'issue duquel il quitte le parti pour fonder le Parti de gauche (PG), dont il devient d'abord président du bureau national, puis, aux côtés de Martine Billard, coprésident, fonction qu'il conserve jusqu'en 2014. Sous les couleurs de la coalition du Front de gauche - dont le PG fait partie - il est élu député européen dans la circonscription Sud-Ouest en 2009 et réélu en 2014. Il est candidat de cette coalition à l'élection présidentielle de 2012, où il arrive en quatrième position au premier tour, avec 11,1 pour cent des voix. Il est candidat à l'élection présidentielle de 2017 au nom du mouvement La France insoumise (FI)". Nelle costosissime elezioni presidenziali francesi, che sono state caratterizzate da vicende incredibili come le inchieste giudiziarie in corso su spese non regolari nei contratti parlamentari dei famigliari di François Fillon (il conservatore in lizza per il Centrodestra) e della stessa Marine Le Pen per collaboratori al Parlamento europeo, Mélenchon ha portato un tocco di tecnologia avveniristica. A Pasqua il candidato della sinistra alternativa ha fatto comizi simultaneamente a Digione (dove sarà presente fisicamente), Nancy, Clermont-Ferrand, Montpellier, Le Port, Nantes e Grenoble grazie al suo ologramma che è apparso come un fantasma nelle sei città francesi. Ormai anche la politica utilizza effetti speciali un tempo ritenuti incredibili nelle pellicole di fantascienza... Mélenchon è un candidato che dubita fortemente sulla costruzione europea in una vague anticapitalista, ma sul piano interno conferma un suo neo-giacobinismo, avendo un'attitudine sospetta verso le Regioni, anche se a dire la verità sul ruolo della democrazia locale, contrapposta allo Stato centralista, si vede poco in questa campagna elettorale, anche se l’unico regionalista - questa volta non candidato François Bayrou - si è schierato in favore di Manuel Macron, candidato di area centrista (c'è chi usa il termine liberalsocialista) e alla fine il vero outsider in rampa di lancio verso l'Eliseo. Ma la gaffe più grande di Mélenchon è così riassunta da una agenzia: "Invité sur le plateau de "Bfm Tv" et "Rmc" pour l'émission de Jean-Jacques Bourdin "Bourdi Direct", Jean-Luc Mélenchon, député européen et co-fondateur du Parti de Gauche, indiquait se sentir «un peu offensé quand le président d'une assemblée française ne parle pas dans la langue que je comprends»". Già due anni fa, lo stesso candidato della Sinistra radicale aveva scritto la stessa cosa, prendendosela sempre con Jean-Guy Talamoni, presidente dell'Assemblea corsa: «Voilà où mènent le nationalisme exacerbé et la culture de la violence, le mépris des lois et des valeurs républicaines, et cette incroyable ivresse ethniciste jusqu'au point où le président d'une assemblée refuse de faire son discours inaugural dans la langue commune de la République avec un total mépris pour tous ceux qui ne comprennent pas ce qu'il dit». Francamente è una visione passatista questa incomprensione verso l'uso della lingua corsa, che stupisce ancor di più che avvenga in quello che dovrebbe essere un campo progressista.