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02 feb 2017

Gian Burrasca

di Luciano Caveri

Tutte le sere al "piccolo di casa" viene letto qualche cosa prima di dormire. Penso che sia un'abitudine carina per noi e per lui, che fila a letto alle 20.30 con questo atto conclusivo della giornata. Verrebbe da dire, comparandoli ai miei tempi, che non c'è più il "Carosello", anche se - grazie al materiale infinito di "YouTube" - ogni tanto gli propongo qualche spot della mia infanzia (il suo preferito è Gringo della "Carne Montana"). Ormai seienne si è esaurita la fase filastrocche e favole più o meno elaborate (comprese quelle surreali all'impronta del papà) e si è passati per un lungo tempo alle straordinarie storie di Geronimo Stilton, topo investigatore che ama la "Fontina". Una serie italiana che ha avuto un meritato successo. Ora cosa leggergli? Sta avendo un buon successo, malgrado l'italiano piuttosto datato, "Gian Burrasca".

Scrive Emilio Varrà sulla "Treccani" dei ragazzi, sotto il titolo "Un piccolo eroe scapestrato": «Tra il 1907 e il 1908 Gian Burrasca irrompe con le sue monellerie sul "Giornalino" della domenica, il giornale per bambini rimasto famoso per la bellezza delle illustrazioni. La serie delle puntate fu poi raccolta dall'autore, Luigi Bertelli, che firmò col nome di "Vamba" uno dei più divertenti libri per ragazzi: "Il giornalino di Gian Burrasca". Se è vero che i soprannomi hanno senso, perché definiscono meglio l'identità di una persona, non si può certo dire che Gian Burrasca non sia azzeccato per Giannino Stoppani, ultimo nato in una tranquilla e benestante famiglia fiorentina, durante l'altrettanto tranquillo periodo storico dell'Italia al tempo di Giolitti. Con lui in giro, invece, non c'è mai da stare in pace: è capace di far esplodere camini, di nascondere anguille nel pianoforte, di pescare denti dalla bocca di signori decrepiti e appisolati, di distruggere a martellate orologi d'oro per fare giochi di prestigio». Alexis si diverte molto a sentire le storie di questo piccolo farabutto e delle volte, come capitava in televisione con le storie della bimba svedese Pippi Calzelunghe, anticonformista e sbalestrata, si interessa a chi è fuori dal seminato. Per cui ogni tanto ci si chiede se questi personaggi alla fine siamo educativi o diseducativi, ma certo ai bambini - me compreso - hanno sempre fatto ridere, e questo basta e avanza. Per altro per Gian Burrasca è più la televisione che il libro, dato che "Il giornalino di Gian Burrasca" è uno sceneggiato televisivo trasmesso dalla "Rai", in otto puntate, il sabato, in prima serata (dalle ore 21.05 alle 22 circa), dal 19 dicembre 1964 al 6 febbraio 1965. Avevo allora la stessa età del mio piccolo di oggi e ne ho un ricordo vivido, immagino più per aver visto qualche replica che per la prima versione serale. Interprete nel ruolo maschile dello scatenato protagonista Giannino Stoppani era Rita Pavone, all'epoca da poco tempo affermata cantante di musica leggera. Imbattibile la sigla con il famoso "Viva la pa-pa-pappa col po-po-po-po-po-po-pomodoro, ah viva la pa-pa-pappa che è un capo-po-po-po-polavoro...". La regia del programma era di Lina Wertmüller, diventata poi la più famosa regista al femminile in Italia. Mentre per la mia generazione quell'Italia di inizio Novecento aveva ancora qualche eco - tipo i bambini che venivano presi a botte, una società impregnata di maschilismo, l'esistenza di un galateo e di una frattura sociale - oggi per i bambini è un reperto storico da spiegare. Prossima tappa: Emilio Salgari.