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06 nov 2016

Pericoli stradali

di Luciano Caveri

Conosco bene i meccanismi dell'informazione: quando capita qualcosa di eclatante, si costruisce attorno all'evento singolo un insieme di approfondimenti che determinano un "caso", che per qualche giorno focalizza le attenzioni per poi scomparire dalla scena, nella crescente velocità con cui si susseguono gli avvenimenti, specie quelli nefasti che fanno più cassetta. Così, dopo il crollo di un cavalcavia già danneggiato nel lecchese sotto il peso - come un colpo di grazia - di un pesantissimo trasporto eccezionale, l'attenzione è tornata sullo stato pietoso della rete stradale italiana e sulle responsabilità dell'"Anas" e, per le strade di viabilità inferiore, di Regioni e Enti locali.

E così si scopre l'acqua calda: i tagli alla finanza pubblica hanno colpito al cuore ogni sistema di manutenzione ed è un fatto ben percepibile per chiunque viaggi sulle strade. Fanno in parte eccezione le autostrade, che hanno meccanismi lucrosi sulle manutenzioni che tanto si scaricano sulle tariffe pagate dagli utenti come un "bancomat" e spesso con quel meccanismo di utilizzo per fare i lavori di aziende in house, cioè dello stesso gestore autostradale, con interventi manutentivi che ingenerano molti sospetti e pure i rischi persino di lavori eccessivi, come le asfaltature a gogò. Il quadro valdostano è facile da definire: quasi tutti i Comuni sono ridotti alla canna del gas e le conseguenze sono quelle non solo di un peggioramento delle strade e del loro grado di sicurezza ma di un loro vero e proprio degrado. Idem per la Regione: basterebbe andare a vedere come negli ultimi anni sulle "Regionali" - che sono molte dopo il passaggio delle strade statali delle vallate laterali - i capitoli di spesa per il mantenimento delle infrastrutture a buoni livelli siano stati abbassati a soglie ormai ridicole rispetto al passato e lo stesso vale per molte migliorie, talvolta già progettate, che vengono accantonate per mancanza di soldi. Ho già scritto tante volte che il caso da seguire con più attenzione è la strada "Statale 26", in un contesto generale in cui "Anas" ha problemi di bilancio e pure di governance, diventata una strada ormai troppo trafficata, perché nessun pendolare lungo l'asse centrale della Valle in tutta la sua estensione prende le autostrade ("Sav" e "Rav") per i loro costi proibitivi sui bilanci familiari. Ma pare evidente dal traffico che questo vale per le imprese di vario genere, che scelgono la strada statale, perché è evidente che i salati pedaggi autostradali non sono compensati dal risparmio di tempo. Come si porta in materia di sicurezza la "Statale 26"? Mi par di capire che qualche timore su punti a rischio ci sia stato: mesi e mesi di lavoro - per fare un esempio che conosco - hanno riguardato l'inizio della circonvallazione di Saint-Vincent sul ponte sul torrente Cillian, che dalla mole degli interventi svolti doveva essere piuttosto malconcio. Analoghi lavori manutentivi hanno riguardato lì vicino un cavalcavia e qualcosa di simile ha occupato un lavoro infinito alle porte di Donnas. Quel che stupisce è la mancanza di informazione da parte di "Anas", sia per cantieri fissi che per cantieri volanti, con conseguenze negative per la vita dei pendolari che sulle strade ci viaggiano per obbligo e che non sanno bene che cosa li aspetti e per quanto tempo. Ho già scritto molte volte di come il problema di sicurezza che più mi inquieta, senza fare l'uccellaccio del malaugurio, è la salita della "Montjovetta": a guardare la strada dal disotto si vede con chiarezza quanto il sistema costruttivo antico sia ancora quello che regge la strada, pur con degli interventi più recenti. Il sistema roccioso sovrastante resta minaccioso, per quanto imbrigliato da un sistema di reti, che ha già dimostrato i suoi limiti con periodici crolli di roccia che avrebbero potuto ammazzare qualcuno. Manca un intervento decisivo per la messa in sicurezza e c'è da chiedersi chi mai controlli i numerosi camion da trasporto eccezionale che passano di lì (e questo vale per tutta la "Statale 26") e che non solo rallentano il traffico ma inquietano proprio per il logorio della strada e dei manufatti. Perché non prendono l'autostrada? Semplice: per i pedaggi da capogiro! Siamo sempre lì...