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29 lug 2016

Il Male da combattere

di Luciano Caveri

Il tam tam delle cattive notizie sta diventando assordante e non esiste oggi la possibilità di restare indifferenti. Siamo come posti di fronte ad un assedio continuo che non ci dà un attimo di tregua in un affermarsi del peggio del peggio, che sposta il limite sempre più in là per l'efferatezza di certi delitti. Ho un bambino piccolo e mi domando, così come per i fratelli ventenni già consapevoli per proprio conto, dove stiamo andando in questo mondo che appare sempre più sbilenco nel ripetersi di fatti che ci fanno dubitare di un futuro, che risulta incerto come non mai. E' difficile mantenere i nervi saldi e l'attitudine alla speranza e all'ottimismo, che sono un combustibile senza il quale la sensazione di essere nelle sabbie mobili, vicini ad affondare definitivamente, sarebbe ancora più forte e non è purtroppo un brutto incubo da cui svegliarsi.

Certo, la storia dell'umanità è lastricata di cose terribili, ma sarà pure che il mondo si è fatto più piccolo con l'amplificazione delle notizie, ma certo il martellamento di fatti luttuosi si è fatto impressionante e sembra non risparmiare niente e nessuno. Mi veniva da dire - l'altro giorno che discutevo sugli alieni e un possibile incontro con intelligenze sinora ignote - quanto ci fosse da augurarsi che risultino meglio, quando avverrà, di noi esseri umani. Ma esiste anche una percezione soggettiva e, con il passare degli anni, fra i frutti maturi dell'esperienza, esiste senza dubbio la consapevolezza che ci siano fra di noi persone malvagie, che passano la loro vita nel "lato oscuro", applicandosi scientemente nel fare del male. Non si tratta di una realtà romanzesca, anche se non è facile arrivare alla consapevolezza che il peggio esiste, per quanto triste sia e cancelli atteggiamenti positivisti ed illusioni umaniste. Quando si ha un'infanzia normale, è difficile ai tempi del catechismo capire con esattezza cosa sia "il Male", poi invece lo trovi nelle grandi e piccole cose con i rispettivi interpreti che cavalcano il male, che viene non a caso da "malus", cioè "cattivo". Scrutavo ieri una di queste persone, avvolta - lo dico laicamente perché non voglio essere blasfemo - da un'aura così negativa, degna davvero di un'immagine terrena di un diavolo. Non lo dico neppure in termini esoterici, per carità, ma esistono una postura ed una serie di atteggiamenti, ma soprattutto le azioni concrete, che danno la prova del nove. Scriveva Alessandro Manzoni nei "Promessi Sposi": «coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono più diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perché hanno quel canchero che li rode». Espressione - "cancro" - che da allora ad oggi ha assunto un aspetto ancora più terribile nella sua diffusione e nella componente di paura e di lutto che assume, metafora purtroppo perfetta della capacità del Male e di chi lo fa di insinuarsi nelle vite altrui e talvolta nei destini della comunità. Scriveva il grande scrittore di montagna, Mario Rigoni Stern, capace di rendere efficace la saggezza popolare: «Una mela guasta può far marcire una mela sana, ma una mela sana non può sanare una mela guasta». Ma, nel grande di un mondo che sembra impazzito e contro chi diffonde il male anche nella prossimità, vale la forza della razionalità, come ha osservato dalla giornalista e scrittrice Barbara Spinelli: «Il male c'è ma abbiamo leggi per abbatterlo, parole per dirlo: dirlo è già averne un po' meno paura». Ad ogni veleno il suo antidoto.