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04 apr 2016

Le storielle sui Belgi e la triste realtà

di Luciano Caveri

Quando ho cominciato a frequentare le diverse istanze della francofonia mondiale (ho presieduto il Gruppo francofono al Parlamento europeo), una delle cose di cui ho avuto piena contezza è stato il fatto che esistessero un mare di barzellette sui Belgi. Anzi, ne esiste un repertorio vastissimo, tipo le storielle che in Italia si raccontano sui carabinieri. Prendete un dizionario qualunque e trovete questa spiegazione: "Sous le nom d'histoire belge, on désigne un type français d'histoires humoristiques se moquant des Belges, lesquelles histoires mettent généralement en scène un personnage prétendument belge qui se singularise par sa stupidité, son absence de raison, ou encore un comportement absurde voire inquiétant né souvent de jeux de mots pris à la lettre".

Esempi: "Pourquoi un sous marin belge a-t-il coulé? Le capitaine a décidé de faire porte ouverte une fois"; "Quel est le moyen contraceptif le plus utilisé en Flandres? Le lance-pierres, pour abattre les cigognes…"; "Pourquoi les belges ne vont pas à la chasse aux canards? Parce qu'ils n'arrivent pas à lancer les chiens assez haut !". "Wikipedia" francofono scava ancora di più: "Popularisées en France par Coluche dans les années 1980, leur origine pourrait être à rechercher dans les histoires drôles que les Wallons racontaient au détriment des Flamands dans les années 1950, ou encore s'inscrire dans le contexte de l'émigration belge vers le Nord de la France à la fin du XIXe siècle: les tensions sociales nées de la confrontation entre les ouvriers français et les ouvriers belges se seraient traduites par l'apparition et la diffusion de ces histoires tendant à dévaloriser ces derniers". C'è anche chi ricorda l'aggressività del celebre poeta Charles Baudelaire ed il suo terribile "La Belgique est le bâton merdeux de l'Europe". E fino a qui si ride e si scherza e persino - avendo conosciuto e apprezzato tanti belgi - con ingiustificato sadismo: loro abbozzano, anche se va bene non essere permalosi, ma scava scava non credo che essere presi in giro faccia piacere a nessuno. Ma non si ride più quando, invece, certe accuse di incapacità investono, come sta avvenendo ora, il Belgio per la gestione delle terribili emergenze del terrorismo, sia per l'evidente incapacità dell'Intelligence e delle inchieste successive alle azioni terroristiche, ma soprattutto perché un atteggiamento incapace e lassista ha fatto del Belgio il Paese a maggior tasso di terroristi di stampo islamista, compresi i "foreign fighters", cioè i combattenti che sono andati a formarsi nei campi di addestramento dello Stato islamico e poi tornano in Europa per gli attentati suicidi. Ho letto stupefatto certe dichiarazioni dell'ex premier Elio Di Rupo, leader socialista di origini italiane che sul "Corriere della Sera" si è esibito sul Belgio con frasi del tipo: «Non è uno Stato fallito e non è un Paese debole. Sono analisi troppo superficiali. E' un Paese di libertà totale, è fantastico. Rispetta la libertà delle donne, degli omosessuali, rispetta la libertà di pensiero. In Belgio si può essere blasfemi. Sono rispettate le scelte individuali. C'è l'aborto e c'è l'eutanasia». O ancora: «Non si può ridurre tutto al Belgio. Ci sono stati attentati anche in altri Paesi, in Europa e in Africa. Ci sono molti parametri da tenere in considerazione. C'è una dimensione religiosa. I terroristi hanno un'idea personale del Corano come la si ritrova nello Stato Islamico. Sono giovani che sono stati indottrinati perché deboli. C'è una dimensione sociale. Sono giovani che non vedono il loro futuro. E' vero, molti vengono dal Belgio ma non perché siamo un Paese debole. Il sistema di sicurezza belga funziona ed è affidato al governo federale, non ci sono divisioni. C'è invece un problema di disoccupazione nella regione di Bruxelles più forte che in quella fiamminga o in Vallonia. Ed esiste discriminazione. Se hai la pelle nera o un nome che indica un'origine diversa è più difficile trovare lavoro. Ma non è il caos sociale, è una realtà più difficile che cerchiamo di affrontare. Abbiamo dei programmi per la lotta contro la discriminazione». Una lettura solo sociologica del fenomeno terrorista che fa capire perché il Belgio è stato incapace di reagire, dimostrando comprensione verso chi non deve averne quando oltrepassa certe soglie e se esclusione c'è stata, allora Di Rupo avrebbe dovuto, quanto meno fare un "mea culpa", mentre si lancia in analisi piccine. Roba da barzelletta, purtroppo, che obbliga l'Europa a montare in cattedra con un Belgio che sventola la bandiera della libertà, senza rendersi conto di essere uno dei centri - e forse il più macroscopico - di un'infezione che sta dilagando.