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03 ott 2015

La Luna rossa e grossa

di Luciano Caveri

Questa notte, se il cielo sarà sgombro dalle nuvole e dunque lo permetterà, andrò a vedere la Luna, profittando del fatto che mi sveglio presto, come sanno i lettori affezionati di questi miei post pubblicati all'alba o poco prima. Cosa capiterà da rendere la luna interessante? Quando saranno le ore 2.12 del mattino, l'ombra della Terra inizierà a offuscare la Luna e il fenomeno durerà per poche ore ed al culmine il nostro satellite si tingerà di un colore rossastro: da cui la definizione "Luna rossa" (c'è pure una canzone, in origine napoletana, famosissima) o, con tono macabro, "Luna di sangue". Quella del 28 settembre sarà anche una "Superluna": l'eclissi avverrà infatti quando il nostro satellite si troverà vicino al perigeo (il punto più vicino alla Terra durante la sua rivoluzione attorno al nostro pianeta). Per questo motivo il disco lunare ci apparirà circa del 14 per cento più grande è da qui l'aggiunta di "super". E' questa coincidenza a rendere speciale l'appuntamento. La concomitanza di questi fattori non accadeva da più di trent'anni: l'ultima volta è avvenuta nel 1984 e ce ne sono state appena cinque nell'ultimo secolo. La prossima sarà nel 2033.

Essendo l'umanità variamente composta, c'è anche chi ha cominciato a dire - ma sulla Luna i miti e le credenze sono straordinariamente vari - che l'eclissi di "Superluna" annuncerebbe la fine del mondo. Questo perché sarebbe l'ultima di una tetrade, cioè una serie di quattro eclissi lunari che si sono verificate nel corso degli ultimi diciotto mesi. Naturalmente è una baggianata, ma come ricorda "Space": «Nel corso della storia umana, la gente ha sempre pensato che gli eventi del cielo che non capivano erano o segni dell'apocalisse o della fortuna, o ancora che gli dei erano arrabbiati o soddisfatti». Per cui siamo nel solco della tradizione di superstizioni che attorniano il nostro satellite, che per altro nella quotidianità influenza davvero fenomeni macroscopici come le maree o minuzie come il taglio dei capelli, l'imbottigliamento del vino e pure, anche se sembra non esserci un riscontro scientifico, le nascite. Niente di brutto, come invece i segni di follia del lunatico o peggio ancora di quella licantropia - gli "uomini lupo" - da film horror. Resta da capire, tornando alla notte imminente, perché durante l'eclissi la Luna non scompaia. Quando la Luna entra nel cono d'ombra della Terra viene comunque raggiunta da una parte della luce del Sole "piegata" dall'atmosfera terrestre. Tuttavia le lunghezze d'onda verso il blu si disperdono, quelle verso il rosso invece raggiungono la superficie lunare e vengono riflesse di nuovo verso di noi, colorandola con quel l'effetto che vale la levataccia. A me guardare la Luna piace e ho in mente belle circostanze di osservazione di questo nostro astro, che è sempre la stesso, ma con una capacità stupefacente di apparire mutevole. Certo sono stato fortunato a vivere quegli attimi storici dell'allunaggio, il 20 luglio del 1969, quando avevo dieci anni e ricordo bene il collegamento televisivo dell'evento con Ruggero Orlando, che vent'anni dopo divenne mio amico. Ma questo «piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità», come lo definì Neil Armstrong, l'astronauta americano che per primo calpestò il suolo lunare, non offuscò tutta la Poesia sulla Luna. La più evocativa, simile a certe sensazioni personali ad alta quota sulle Alpi, è né primi versi di Giacomo Leopardi in "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia", che consiglio di ascoltare nella straordinaria lettura di Arnoldo Foà:
"Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga Di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga Di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita La vita del pastore. Sorge in sul primo albore Move la greggia oltre pel campo, e vede Greggi, fontane ed erbe; Poi stanco si riposa in su la sera: Altro mai non ispera. Dimmi, o luna: a che vale Al pastor la sua vita, La vostra vita a voi? dimmi: ove tende Questo vagar mio breve, Il tuo corso immortale?"