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27 set 2015

Fiabe, favole e bambini

di Luciano Caveri

Come raccontare il mondo ai bambini sin da quando sono molto piccoli? Tema specialistico che affronto dunque in punta di piedi (ma non in tutù!) Credo che il problema se lo siano posti sin dalla notte dei tempi tutti i genitori, specie per dotarli di una strutturazione mentale che consenta loro di crescere, prendendo le misure della realtà, non sempre rose e fiori, che li circonda. Questo è vero dalla prima infanzia fino a un certo punto - esperienza di vita vissuta - i genitori cessano di trasferire sapere, loro prendono in mano le cose sapendo che tu ci sei, ma un certo ruolo formativo vero e proprio è finito e si passa ad altro nei rapporti familiari ed interpersonali. Trovo stimolante, ora che con il bimbo più piccolo ho più tempo e non sono spessissimo via per lavoro come in larga parte della mia vita per l'attività politica, riflettere di più sul tema di quanto abbia potuto fare - anche se mi sono sempre sforzato di trovare il tempo - con i suoi fratelli. Trovo che da questo punto di vista il racconto, come chiave di un rapporto, sia un momento importante, assieme al tentativo di rispondere ai loro «perché?», anche quando sono ossessivi e viene voglia di liberarsene con risposte così così, che poi loro si ficcherebbe nel cervello molto più di quanto noi stessi crediamo. Meglio impegnarsi.

Il giornalista e scrittore Ermanno Detti racconta bene nella "Treccani" dei ragazzi di un approccio con radici profonde: "Le fiabe hanno origini antichissime e narrano vicende di esseri umani e di esseri soprannaturali. Nelle fiabe compaiono orchi, streghe, maghi, fate, folletti, gnomi e altri personaggi fantastici. Narrate e tramandate oralmente, sono poi state trascritte in tutto il mondo e studiate. Molti scrittori usano gli elementi della fiaba per scrivere romanzi e novelle a carattere fantastico"!. Poi spiega la differenza con la favola: "Ogni tanto si sente dire: «Raccontami una fiaba, una favola!». Oppure: «Ma questa è una fiaba, una fandonia!». Questi modi di dire contengono imprecisioni, anzi veri e propri errori. Perché tra fiaba e favola c'è una profonda differenza. La favola è di regola scritta da un autore, ha per protagonisti animali e alla fine contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. La fiaba invece ha origini popolari antichissime, risale addirittura alla preistoria, e non ha una morale. E quando ha un autore è perché c'è stato uno scrittore che se l'è fatta raccontare e poi l'ha trascritta, ma il creatore della fiaba rimarrà sempre ignoto". Penso che, con tutto il rispetto per la giusta spiegazione della distinzione, ci sia sempre, per altro lo si accenna nel brano estrapolato, una contaminazione fra i generi. Insomma: molte favole sono il frutto del saccheggio del patrimonio di fiabe (dovrei aggiungere leggende e miti, ma non vorrei complicarmi la vita). Specie quando - io l'ho fatto ed è esempio del "fai da te" - accanto alla lettura c'è il tentativo di inventarsi storie di sana pianta prima della nanna e in quel caso ci si infila, lungo il filo della fantasia, in racconti sbilenchi ma originali in cui si usano accostamenti anche strambi, che al bambino piacciono per la loro originalità e contro il logorio di letture ripetitive. A complicare tutto, c'è il mondo ormai dilatato dei cartoni animati e pure dei videogiochi, che aggiungono ulteriore "carne al fuoco" ed obbligano anche i genitori ad una salutare ginnastica mentale per "stare in palla" con gli sveglissimi eredi e cercare, nel poco che si può fare, a zigzagare senza danni nella miriade di stimoli che contribuiscono alla definizione della loro personalità. Io trovo - tanto per fare una segnalazione finale - che per accrescere curiosità e stimoli le cosiddette "Favole al telefono" di Gianni Rodari, lette come audiolibro da un divertito e lunare Claudio Bisio, siano - per quanto ogni tanto rivelino il peso della loro età - un compromesso divertente fra diversi generi, con il grosso pregio di abituare i piccoli a coltivare il senso dell'umorismo e ad apprendere l'esercizio mentale utilissimo di saltare con agevolezza di palo in frasca.