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07 ott 2014

Supereroi, malgrado loro

di Luciano Caveri

Passano gli anni ma, con rassicurante costanza, i supereroi fanno sempre parte del nostro immaginario. E' stato così sin dalla mitologia greca e romana, ma anche tutte le altre civiltà di un passato remoto non scherzano e anche le altre epoche non si sono fatte mancare nulla. E' bello per noi, uomini in transito su questa Terra, poter immaginare questo mondo di onnipotenti, che si fanno un baffo delle difficoltà. Ci pensavo rispetto all'immutabile appeal che certi personaggi fumettistici continuano ad avere sui bambini. Al mio piccolino piaceva un personaggio che è forse il più contraddittorio dei supereroi, Hulk, nato nel 1962 e diventato famoso anche per alcuni film in cui compare. La storia è quella trita e ritrita di uno scienziato che, durante le sue ricerche, viene investito da "raggi gamma" che poi gli creano questo scompenso per cui, in certi situazioni, diventa un bestione verde incazzosissimo e violento. Mentre per gli altri personaggi del genere il bene e il male è netto, il confine in Hulk non è così chiaro e il giovanissimo Alexis comincia, però, ad avere un certo sconcerto per questo tizio che quando si arrabbia mena tutti, compresi - in certe circostanze - i suoi amici supereroi, quando cercano di calmarlo. Aveva già vissuto un'analoga crisi rispetto alla famosa Pippi Calzelunghe, osservando acutamente come la bambina pazzerella facesse la gran parte delle cose che noi genitori gli vietiamo. Per cui, messo da parte l'omaccione verde (ma tenendosi stretta una maschera con cui pensa di terrorizzare il mondo), restano dei classici del genere. Piace molto il primo dei supereroi, quel Superman che mi sorbisco su "YouTube" nelle sue diverse versioni accumulatesi negli ottant'anni di vita del personaggio. Quel che risulta alla fine è la solita storia - analoga a Zorro, altro personaggio dell'infanzia - e cioè che anche uno "sfigato" come come Clark Kent può avere una vita segreta che lo sfanga dalla mediocrità, facendolo diventare uno con i superpoteri, ma con il limite umanissimo di quel materiale - la "Kryptonite" che lo mette "ko". Che è poi la storia di un altro must dell'infanzia, quell'Uomo Ragno che spinge ogni pargolo ad arrampicarsi ovunque lungo immaginari fili che gli consentono - come per gli altri colleghi - di salvare il mondo e battere i cattivi. Il "lieto fine" c'è qui come altrove e spero che, alla fine, non ci dia un'immagine falsata di un mondo dove purtroppo il Male troppo spesso vince. Ma questa versione più realistica la si impara nella vita di tutti i giorni. Resta poi, per ora oggetto di minor interesse, quel Batman, leggermente più giovane di Superman, figlio anche lui di quella crisi del 1929, che sortì la necessità salvifica di qualcuno che "mettesse a posto le cose". E qui la saldatura con la politica - e con il lato oscuro di chi predicava il "Superuomo", che può diventare il contraltare malvagio del Supereroe - si fa forte: perché è troppo spesso appare sulla scena chi veste gli abiti candidi del Salvatore o del "faso tuto mi" e si sa che finisce male... Ma dicevo di Batman, non a caso - ancora in film recenti - il più sfruttato, lo si deve alla sua dose maggiore di eccentricità e anche a quel velo di ambiguità, che ormai - nei rapporti con Robin - appare rivelato. Per un pubblico adulto si presta, insomma, a livelli di lettura più complessi, specie a chi in pellicola ha dovuto trasferire le originali strisce dei fumetti. D'altra parte non bisogna fare troppo gli snob e far vivere, come qualcuno cerca di fare, i propri figli avulsi dalla logica dei prodotti televisivi, ormai a rinvenibili a pioggia su Internet. Certo ci vuole un modus in rebus, per evitare che i bambini finiscano per essere come dei robottini ipnotizzati davanti alla televisione, ma non si può neppure pensare che si possano tenere avulsi da certi passaggi, che sono stati pure quelli di noi genitori di epoca "catodica". E sugli eroi nella vita quotidiana teniamoci stretto Luigi Pirandello e la sua osservazione sempre buona: «è molto più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto, galantuomini, si dev'esser sempre».