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06 lug 2014

Pensieri sulle mafie

di Luciano Caveri

Ci sono delle volte che le cose ti frullano per la testa e metti assieme dei pensieri come pezzi di un mosaico, che pian piano si compone. Per caso, ieri pomeriggio, sono incappato nella versione televisiva di "Gomorra", tratta dal famoso libro di Roberto Saviano. Avevo letto con torvo divertimento che pare che per girare la fiction sia stata affittata dalla produzione una villa di proprietà di una celebre famiglia camorrista... Confesso - al di là della necessità di sottotitolazione per difficoltà di capire il dialetto - che queste storie di criminalità mi lasciano sempre basito, dimostrandosi questa rete di delinquenti di essere una sorta di Stato parallelo, laddove non c'è lo Stato. Non sono un bambino dell'asilo ma mai riesco a capacitarmi del peso che la malavita organizzata, che in queste storie finisce purtroppo per sembrare quasi glamour, continua ad avere in Italia e anzi sembra acquisire spazi, allargandosi come una malattia infettiva. Senti la litania mattutina alla radio degli arresti a raffica che sembrano non finire mai come un "pozzo di San Patrizio", ma poi è evidente come queste bestie feroci si moltiplicano. Così è stato dimostrato dagli esiti dei processi, ancora in questi giorni, sulla presenza della 'ndrangheta nel nord Italia, cui si aggiungono gli arresti di ieri nel vicino Piemonte con le 'ndrine con le mani in pasta per trafficare nei rifiuti e nella "Tav". Leggo poi, attraverso materiale organizzato già noto, ma per questo non meno inquietante, che in Valle d'Aosta vi è "tendenza all'accentuazione della presenza di interessi e metodi mafiosi", secondo il rapporto trimestrale sulle aree settentrionali curato dall'"Osservatorio sulla criminalità organizzata". Bisogna vigilare senza mai stancarsi e salire sempre più in alto verso le complicità di chi, nei territori un tempo liberi da queste sudditanze, si è venduto ai demoni del malaffare. Un altro tassello: il recente viaggio in Calabria di Papa Francesco, che senza indugi ha detto chiaro e tondo che chi si compromette con la 'ndrangheta deve piantarla di invocare invano la religione. Non lo ha detto per caso, sapendo bene quanto - roba pazzesca - i malavitosi indugino con immagini sacre, facciano giuramenti davanti alla Madonna, abbiamo i loro Santi protettori e robe di questo genere. In una recente vacanza in Calabria, accanto al ricco patrimonio religioso tradizionale, ho notato in tutte le più recenti opere pubbliche un moltiplicarsi di immagini religiose, che mischiano il sacro con il profano di un sistema, specie in certi Comuni, in cui non muovi foglia se la cosca o come diavolo si chiama non lo consente. Personalmente, senza mai aver indugiato nel rischio del professionismo antimafia, penso che la vigilanza civile e democratica (saranno definizioni paludate, ma non vedo di meglio) sia una bussola da tenere sempre in mano. Non ho mai giocato con il fuoco di certe frequentazioni, ma è evidente che c'è chi, in politica, ha stipulato patti luciferini, che prima o poi torneranno indietro con violenza e vergogna su chi si è prestato e certe logiche saranno sconfitte. Ed è sperabile che sia così, perché credo, spero non peccando di ingenuità, nel lieto fine.