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08 giu 2014

Resettare, è meglio...

di Luciano Caveri

Sarà che sono distante per qualche giorno dalla Valle d'Aosta, per cui è legittimo che non capisca bene, ma confesso che certe dichiarazioni che leggo incominciano a stufarmi, anche se - come atteggiamento mentale di questi tempi - avevo deciso di essere zen. Ma esiste una linea gialla, oltre la quale penso che sia bene esprimersi, perché ci sono circostanze in cui non è vero che «il silenzio è d'oro». Il masochismo, tratto da una sintesi qualunque, può essere così definito: "condizioni psichica per la quale il piacere ed il soddisfacimento personale sono legati a condizioni di sofferenza fisica e umiliazione esercitati sulla propria persona da sé stessi o da altri". Esiste anche una versione politica di questa malattia. La vedo esercitare da qualche esponente - spero minoritario - di quella che fino ad oggi è l'opposizione politica al Governo Rollandin, nel quadro di un progetto politico definito, non a caso viste le condizioni difficili in cui ci troviamo in Valle d'Aosta, "Renaissance". Tutto bene sino alle elezioni europee, che hanno permesso una campagna elettorale in comune. Poi, subito dopo, Partito Democratico ed Alpe hanno iniziato degli incontri con l'Union Valdôtaine, che sono suonati per l'opinione pubblica come una "conventio ad excludendum" verso l'Union Valdôtaine Progressiste. Cos'è la "conventio ad excludendum"? Anche qui prendiamo una definizione qualunque: "è una locuzione latina con la quale si intende definire un accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti sociali, economiche o politiche, che abbia come fine l'esclusione di una determinata parte terza da certe forme di alleanza, partecipazione o collaborazione". Insomma: d'improvviso qualcuno - chi in buona fede e chi no - scopre che bisogna avere anche in Valle una "grande alleanza" e che, in sostanza, si può trattare senza la forza politica più importante dell'opposizione, l'UVP, con cui si era stipulato un patto che pareva solido. Perché? Lo spiega per prima una consigliera di Alpe: se si lavora per togliere di mezzo Augusto Rollandin è bene, specularmente, disfarsi di Laurent Viérin, perché ripropone un antagonismo Rollandin-Viérin, di cui bisogna liberarsi. Per cui gli altri fondatori di UVP, me compreso, sono dei pupazzi decerebrati. Ringrazio chi lo pensa, compreso qualche "maître à penser", che non si espone come abitudine, ma detta en cachette la linea. E il Partito Democratico? Sembra con qualcuno perseguire una "nouvelle vague", che parrebbe già essere stata decisa a tavolino da tempo, con tappe di avvicinamento a Piazza Deffeyes, grossomodo con gli stessi inquilini di oggi. Posizione che Fulvio Centoz aveva già espresso addirittura al congresso UVP, senza alcun timore da neofita (sulla lettera a Rollandin di ieri non dico nulla, perché immagino sia apocrifa...). Insomma, un affresco con colpi di pennello di masochismo allo stato puro e di trasformismo che non gioverebbe a nessuno. Non si può certo buttare a mare un progetto politico serio in cambio di un "prêt-à-porter", un vestitino confezionato apposta per essere eleganti in vista di una poltroncina in politica o nella propria carriera, all'ombra dello stesso Potere che si è combattuto sino a pochi giorni fa. Sarebbe masochista farlo e lo sarebbe anche non denunciare il possibile scenario, perché va bene essere pazienti, ma proprio passare per fessi non è entusiasmante e gli schiaffoni non mi fanno godere per niente. Va chiarito, infine, come non possa stare in piedi - perché questo sì è un comportamento da seppellire - una "politica dei due forni" di antica memoria. Espressione inventata da Giulio Andreotti per descrivere come si dovesse comportare la Democrazia Cristiana negli anni Sessanta per acquistare il pane (cioè fare la politica più congeniale ai propri interessi alleandosi con altre forze), servendosi appunto di uno dei due forni che aveva a disposizione, a seconda delle opportunità: il forno di sinistra (socialisti), il forno di destra (liberali, eventualmente anche i missini). Comportamento che risulterebbe facile trasporre nella Valle d'Aosta d'oggi e che consentirebbe di giocare un po' qua e un po' là, a seconda delle circostanze e delle convenienze. Usarlo oggi sarebbe un inganno verso i valdostani, che seguono con stupore il gran bailamme, e si tratterebbe di un errore politico nel solco del sempre valido "divide et impera" (dividi e comanda). Per cui, per favore, si riparta dal confronto, sale della democrazia, per il bene della Valle d'Aosta, resettando il sistema, se quel che si vuole è il Rinascimento.