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14 feb 2014

Il grande Redford

di Luciano Caveri

Capita raramente che qui io parli di cinema, pur scrivendo - bene o male - di tante cose, le più varie. Non so perché sia stato così, in effetti. Ma non è mai stato un disegno calcolato. Eppure guardo molti film, ormai più a casa in televisione o in dvd, avendo ben coscienza di come questa forma d'arte sia ormai e sempre di più un punto di riferimento per tutti i gusti da affrontante senza alcun snobismo intellettuale. Certo considero, quando posso, che il grande schermo resti impagabile. Il cinema al cinema, se ci penso, è per me davvero uno svago, qualunque sia la pellicola prescelta. Se richiamo alla memoria la mia infanzia, ricordo i primi cartoni animati nel vecchio cinema di Verrès e le sale, alcune scomparse, di Aosta, di Ivrea e di Imperia, dove mi sono "formato" a pane e cinema (compresi, a scuola, i famosi "cineforum"). Ma ci sono aspetti - il cinema in gruppo, i primi baci al buio, persino le caramelle - che hanno fatto parte di una sorta di "educazione sentimentale". Oggi il cinema è diventato ancora più facile, perché passa anche attraverso la Rete con enormi archivi di film e lo stesso capita nella "televisione on demand" nelle sue diverse formule. Si può trovare tutto quel che serve: film vecchissimi e quelli appena usciti. Lo notavo l'altro giorno sul volo intercontinentale al rientro dagli Stati Uniti, sul quale la compagnia, per l'intrattenimento su di un aereo vecchiotto, ha dato ai passeggeri un tablet che conteneva, tra le varie attrazioni per passare il tempo, anche un numero impressionante di film. Nulla a che fare con la scelta, piuttosto limitata, di pochi anni fa: la rivoluzione digitale non si ferma. Complice il volo, riesco a segnalare un film - anche se ne ho visto più di uno - appena uscito nelle sale italiane. E' "All is lost", una pellicola della "Universal". Un cimento attoriale mica da ridere per Robert Redford, classe 1937, che trasforma il film in una prova di bravura, visto che il film è sostanzialmente muto e con un unico attore. E' la storia di un navigatore solitario - di qui il silenzio - sulla sua barca a vela, che per una serie di vicissitudini diventa naufrago e sfida l'Oceano. Il regista "J. C." Chandor affronta la difficoltà di non far cadere la tensione, contando sulla prova fisica e sulla capacità espressiva di un grande attore come Redford, cui si deve questa rara forma di assolo. Il mare è il suo unico interlocutore, senza retorica e appesantimenti. Chi lo vedrà, potrà aver conferma della grande similitudine, in ambienti diversi, del navigatore solitario e dell'alpinista in solitaria. E' sempre il rapporto con la Natura estrema. Naturalmente, perché i gusti non sono tutti uguali, deve piacere il genere introspettivo.