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09 dic 2013

Gli interrogativi sul teleriscaldamento

di Luciano Caveri

Aosta, con la spinta decisiva e partecipe della Regione, punta sul teleriscaldamento. Era una questione di cui si parlava sin dai tempi in cui la fabbrica siderurgica "Cogne" aveva dimensioni ben più vaste. Da sempre un cavallo di battaglia del consigliere regionale Fidèle Borre, che citava, per sostenere il progetto, il caso di città - se ricordo bene Brescia - dove si otteneva un virtuoso riuso del calore prodotto per fabbricare l'acciaio. Ricordo poi di aver sentito parlare in Europa di giganteschi impianti di teleriscaldamento in città dei Paesi ex comunisti, dove tutto era pianificato dal pubblico, che faceva e disfaceva a proprio piacimento. Ricordo anche, riguardo ad un Paese Baltico, la disperazione di una mia collega al "Comitato delle Regioni", che raccontava di come la privatizzazione degli impianti della sua grande città avesse creato un regime di monopolio, prezzi folli e una situazione di disagio con lo spegnimento degli impianti per le famiglie povere morose. Ad Aosta della questione se ne parlava già ai miei tempi e confesso che non avevo avuto tempo di studiare il dossier, che mi ha in seguito - ai tempi attuali - incuriosito per la formula societaria prescelta con un matrimonio fra privati e pubblico, senza alcuna gara fatta dal Comune di Aosta per l'individuazione del soggetto. Mi è stato detto che non ci sono problemi procedurali e non si è avuta nessuna violazione del principio di concorrenza, che come noto riguarda anche il delicato capitolo degli aiuti di Stato (pubblici) diretti o indiretti. L'altro dubbio riguarda la centralità, come combustibile, del metano nell'operazione. Questo tipo di gas, che certo non va nel senso di un utilizzo di fonti di energia locali, ha avuto nel tempo un costo crescente e sappiamo che pesa sempre qualche rischio di approvvigionamento, visto che il grosso arriva dall'Algeria e dalla Russia e possono esserci turbolenze politiche o situazioni delicate nei rapporti internazionali che obblighino a riduzioni nell'uso e, in casi estremi potrebbero portare ad uno stop delle forniture. Questo vale non solo per questo nuovo impianto, ma per tutti quelli che adoperano il metanodotto. Oggi il teleriscaldamento, che aveva avuto una certa notorietà, quando sembrava che si volesse realizzare una piccola metropolitana i cui cunicoli dovevano servire anche per i tubi del teleriscaldamento e quando uno stop dell'opera c'era stato per problemi di ricerca di finanziamenti, è ripartito di corsa. Anche se è venuto meno il possibile legame con il pirogassificatore, "bocciato" dai valdostani con referendum. Se ho ben capito, ma spero di essere smentito, per ora a buttarsi a favore dell'operazione sono in particolare le tante utenze pubbliche sottoscritte, segno che il progetto piace e convince gli amministratori più che i cittadini. Se si guarda a molti casi in Italia per temo si sopiscano certi entusiasmi e non a caso l'Antitrust italiana si è occupata del settore del teleriscaldamento per capire se esistano o no rendite di posizione sui prezzi e se si verifichi il rischio di assenza di concorrenza. Speriamo, dunque, che non sia un'operazione temeraria e che tra qualche anno non si scopra, per chi ha aderito con contratti, che i costi peseranno parecchio e che la via per tornare ad altri sistemi non sarebbe così banale. In più - memorizzate la circostanza - l'utente finale del sistema, una volta effettuato l'allacciamento, non ha di fatto la facoltà di cambiare fornitore, come capita, invece, in altri settore dell'energia, ma anche delle telecomunicazioni. La scelta della Regione, "motore dell'economia" in Valle, anche - in questo caso - attraverso forme contrattualistiche, oltreché con partenariato con sue società, crea non poche perplessità in un'epoca di difficoltà economiche. Sarebbe stato non male tenere il profilo basso e usare le risorse energetiche del proprio territorio. Il tempo, che è galantuomo, ci dirà - in attesa che il sistema complessivo del teleriscaldamento venga sottoposto a norme, per ora assenti in Italia, che diano maggiori certezze - se certe preoccupazioni, che sono diffuse e alimentate da persone ben più competenti di me (fra una settimana l'associazione "Energaia" propone una serata apposita), sono o no sbagliate.