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03 dic 2013

Gli incroci della Storia

di Luciano Caveri

Su "Il Trentino" l'inizio dell'articolo dell'articolo sui 450 anni del "Concilio di Trento" di Camilla Giovannini comincia così: «La leggenda vuole che il crocifisso del Concilio, quello che è ancora presente nella cappella del Duomo di Trento, al termine dello storico sinodo abbia staccato il braccio dalla croce e rivolto un gesto di benedizione. In un'altra versione si racconta che abbia chinato il capo in segno di approvazione. Di certo sappiamo, attraverso i documenti storici, che il "Concilio di Trento" si è chiuso nei giorni 3 e 4 dicembre 1563 con la recita del "Te Deum" e l'invito "andate in Pace"». Dall'altra parte delle Alpi, dopo mille tribolazioni e diciotto anni dal suo inizio, si chiuse così una delle pagine importanti della storia della Chiesa e del cattolicesimo, dopo la riforma protestante. E' curioso pensare che proprio in quegli anni la storia valdostana si incrociò con la storia trentina e non fu un episodio, ma una svolta per il "Duché d'Aoste" e soprattutto per la famiglia Challant. Lo ricorda bene Federico Bona in un articolo sull'araldica, intitolato "Presenze araldiche portoghesi in Valle d'Aosta" dove si racconta questa vicenda, che vede come protagonista Renato di Challant (Issogne, 1502 - Ambronay, 11 luglio 1565), quinto Conte di Challant: «Torniamo al 1555 e alla ricerca da parte di Renato di un marito per Filiberta. L'attività diplomatica del conte di Challant gli ha fatto conoscere nel tempo il cardinale Cristoforo Madruzzo, della famiglia dei principi vescovi di Trento, in cerca di una moglie per suo nipote Giovanni Federico, conte di Avio e marchese di Soriano nel Cimino, fratello del cardinale Ludovico, nonché fratello naturale del capitano Paolo. Le ambizioni dei Madruzzo li spingono a cercar di stabilire forti relazioni con la corte del duca di Savoia e a estendere la propria influenza anche nell'Italia nord occidentale. Le nozze di un membro della famiglia con la figlia del conte di Challant, uno dei più influenti personaggi della corte sabauda, consentirebbero inoltre di allargare la presenza anche ai territori detenuti oltralpe dalla famiglia valdostana». Prosegue l'autore: «Come è noto, uno scandalo manda quasi all'aria il progetto: nella notte prima delle nozze, da celebrare a Milano, la giovane fugge con lo scudiero Lespail, di cui è innamorata. I reciproci interessi in ballo sono comunque tali che l'alleanza tra le due famiglie viene confermata. A ottobre 1557 Giovanni Federico sposa Isabella, sorella di Filiberta e, alla morte di Renato nel 1565, diventa il sesto conte di Challant». Mi fermo qui: la storia - dopo la tragicocomica sostituzione di una sorella con l'altra! - prosegue, appassionante e piena di colpi di scena. La presenza dei Madruzzo in Valle, incrociato al Contado degli Challant, durerà circa un secolo e segnerà una passerella fra Trento e la Valle d'Aosta, di cui si trova ampia documentazione da noi (con due luoghi fra tutti: il castello di Issogne e la Collegiata di Saint-Gilles di Verrès) e da loro. Segno che queste Alpi - e gli stemmi studiati dall'araldica sono una fronte preziosa cui attingere - sono sempre state terra di incroci e di scambi e le vicende degli Challant sono una spina dorsale della storia valdostana, specie nel Medioevo e nel Rinascimento, fino all'estinzione della famiglia all'inizio dell'Ottocento.