Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
08 ott 2013

Spiaggia di sangue

di Luciano Caveri

Morti a due passi dalla splendida "spiaggia dei conigli", dove si schiudono le uova delle tartarughe di mare. La retorica di queste ore stordisce, perché sembra sempre un fuoco di paglia, incalzato dal prossimo orrore che verrà e che cancellerà quello precedente. Sono stato diverse volte a Lampedusa, avamposto dell'Italia, e dunque dell'Europa nel Mediterraneo. Le prime volte è stato all'inizio degli anni Ottanta, quando il turismo di massa non c'era ancora e, rispetto alle ultime volte in cui sono stato, l'isola era - tanto per essere espliciti - meno rovinata dalla mano dell'uomo. C'è uno sfruttamento del territorio che lo ha reso brutto, sporco e sciatto. Solo il mare e qualche spiaggia si salvano. Ma allora, soprattutto, Lampedusa non era la "terra della speranza" per i migranti stipati in navi carrette del mare, che diventano spesso delle tombe, grazie alle Mafie che gestiscono nei porti africani i flussi di una nuova forma di tratta. Attenzione: ci sono altri flussi meno visibili nelle frontiere di terra comunitaria, ma è altra storia. Con rotta Lampedusa, arrivano i disperati del Sud del mondo da Paesi in guerra o scappano dalla mancanza di democrazia o di pane con cui sfamarsi. La crisi economica che ha investito l'Occidente ha peggiorato la vita dei Paesi più poveri e questo ha creato un flusso ininterrotto di disperati che anelano a cambiare vita. Per essere onesti non vogliono fermarsi in Italia, ma noi siamo il Paese che più si protende verso l'Africa. Ci sarebbe anche Malta, che è pure un Paese europeo, ma loro respingono senza pietà e in barba alle norme internazionali. L'Europa sembra non rendersi del tutto conto della situazione. Mi riferisco alla politica reale, perché in convegnistica le istituzioni comunitarie - ma anche le roboanti e di fatto poco efficaci agenzie dell'ONU - non hanno rivali per supplire ad un vuoto di poteri reali in questa fase storica. Il dibattito italiano sembra svolgersi in un mondo finto. Lo è quello di chi parla di ospitalità senza limiti e quello di chi, all'opposto, pensa di sigillare le frontiere perché non passi nessuno. Chi pensa, come me, che non si può pensare che ci sia una possibilità illimitata d'accoglienza, ma che chi vuole deve poter vivere nei Paesi d'origine in un quadro economico decoroso e sotto regimi democratici, rischia di essere considerato come gretto e inospitale, se non complice di venature di razzismo. Invece credo che ci vuole coerenza e correttezza, perché non ci siano "Paesi dei Balocchi", ingannevoli come quello di Pinocchio.