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11 ago 2013

Cronaca nera, nerissima

di Luciano Caveri

Ogni tanto leggere il giornale o guardare un telegiornale diventa un supplizio, perché solo il male sembra far notizia. L'estate è il ricettacolo delle informazioni orribili e, nella gara del baratro più profondo, la sfida talvolta si fa difficile. Il campionario di questi giorni è da "Grand-Guignol": dal sanguinoso deragliamento del treno in Galizia alla strage del pullman in Irpinia, dalla gioielliera uccisa a calci e pugni a Saronno alla sposina falciata da un'auto pirata a Los Angeles, dai due bambini fulminati in Belgio dal phon gettato nella vasca da bagno dal padre alla coppia morta per una caduta da una teleferica manovrata maldestramente in Svizzera. La cronaca nera - quando il dolore non ci tocca di persona - ha un suo fascino perverso, forse perché, di fronte a certe vicende, si accendono discussioni appassionanti ma oziose e soprattutto vige un effetto del tipo "mors sua, vita mea", che ci fa sentire degli scampati dalla capricciosità del Caso. La "roulette russa" incombe e non far parte di certe vicende appare consolatorio. Purtroppo la triste verità, che accomuna in tutto o in parte gli esempi in premessa, è che viviamo in una società in cui l'incompetenza dilaga e anche la follia fa troppo spesso capolino. La follia affascina e si rischia persino di farne l'apologia. Spesso personaggi bizzarri finiscono nei talk show con una forma di voyeurismo che fa scadere forme di malattia a fenomeno da baraccone. Questo deriva anche dalla legge del 13 maggio 1978, numero 180, la cosiddetta "legge Basaglia", voluta dallo psichiatra italiano Franco Basaglia, che stabilì la chiusura dei manicomi in tutta Italia, com'era giusto che fosse. Ma è mancata la concretizzazione di alternative reali a vantaggio dei pazienti e anche delle loro famiglie. Un'assenza di consapevolezza in larga parte di opinione pubblica, ed è visibile in certi commenti, rispetto alla cronaca nera. E' il caso degli stalker, che diventano assassini nel solco terribile del femminicidio e vengono poi descritti dai vicini come "persone normali", talvolta "brave persone", immaginando che, per mostrarsi cattivi, avrebbero dovuto aggirarsi con asce affilate. Idem per matti che fanno fuori intere famiglie, come se nulla fosse, o causano incidenti stradali da paura. La cronaca nera, insomma, va trattata "cum grano salis" e non ci si deve mai rassegnare alla violenza. A completamento, leggo su "Huff Post" cosa scrive il professor Vittorino Andreoli, uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea: "L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi". Quattro i sintomi individuati dallo specialista: "Masochismo nascosto (il piacere di trattarsi male e quasi goderne), individualismo spietato (invece di dire "cosa possiamo fare insieme noi per salvarci?", scatta l'io), recita (esistiamo per quello che diciamo, non per quello che abbiamo fatto), fede nel miracolo (noi viviamo in un disastro, in una cloaca ma crediamo che domattina alle otto ci sarà il miracolo che ci cambia la vita)". Andiamo bene.