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09 lug 2013

La missione impossibile

di Luciano Caveri

Esistono delle missioni impossibili e chi cerchi di risolvere certe incombenze rischia di trovarsi con un pugno di mosche o peggio - usando sempre gli insetti - di mettere il dito in un vespaio. Una decina di anni fa, quando mi occupai del Turismo valdostano con responsabilità di Governo, mi venne un'idea malsana: fra luglio e agosto un turista in visita in Valle viene assalito da un nugolo di manifestazioni le più varie e si trova con un rischio paralisi per l'eccesso di offerta. Questa circostanza mi aveva fatto venire l'idea di mettere attorno ad un tavolo i diversi soggetti e, senza velleità impositive, valutare come si potesse dare un pochino di logica ad un calendario che evitasse quantomeno macroscopiche sovrapposizioni negli stessi giorni. Confesso che mi sarebbe anche piaciuto, ma quello era come svuotare il mare con un cucchiaino, riuscire nella moral suasion di evitare che nascessero sagre con prodotti assurdi e incoerenti rispetto alla Valle d'Aosta. In fondo era un esercizio che ha a che fare con la vecchia storia di "chi fa che cosa": dato per appurato che sono un federalista e dunque penso che anche la più piccola delle frazioni del paese più piccolo possa organizzare ciò che vuole e questo vale per qualunque Pro Loco, associazione, congrega e via di questo passo, resta il fatto che - pur in una logica di sussidiarietà - fra i diversi livelli ci si dovrebbe parlare per evitare un'anarchia senza costrutto. Direi che nulla è cambiato, anzi l'arrivo dell'Office du Tourisme non è servito a niente e i centri di decisione - pensiamo alla "Chambre" - sono persino aumentati e la Governance è sempre più problematica. Ma questa logica di implicazione di tutti i soggetti, in una forma allargata di cogestione, fa sì che se le cose vanno male nel settore turistico, alla fine, nessuno se ne lamenti. Così le manifestazioni plurime e a patchwork sono, in fondo, l'esempio lampante della frammentazione.