Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
20 feb 2013

Sanremo nei ricordi

di Luciano Caveri

E' difficile spiegare - dal punto di vista soggettivo, ancora prima che in termini collettivi - che cosa sia stato il "Festival di Sanremo" per una generazione come la mia e questo prescinde totalmente dai record di ascolto televisivo che ancora si registrano. Ma questa è altra cosa, io mi riferisco semmai al fenomeno culturale e di costume che ha inciso in profondità una parte molto lunga della storia italiana dagli anni Cinquanta ad oggi, con gli evidenti alti e bassi. Ricordo come poi, per i casi della vita, mi trovai a cantare a Sanremo in un gruppo musicale di parlamentari. In parte, tra l'altro, queste oscillazioni di cui dicevo hanno avuto un'assonanza fra Sanremo e Saint-Vincent. Da una parte il defunto "Disco per l'Estate" valdostano è stato grossomodo dal 1964 sino a metà degli anni Settanta un alter ego estivo di Sanremo. Dall'altra non a caso la cittadina della Riviera dei Fiori del Ponente ligure era, come e prima di Saint-Vincent, sede di uno dei Casinò italiani. E fra le due Case da gioco c'era una competizione e una sorta di link, pensando che nel dopoguerra ad aprire le sale del Casinò della Riviera delle Alpi furono alcuni croupier sanremesi "immigrati" in Valle d'Aosta. Oggi i due Casinò, che si sono scambiati i dirigenti negli anni genere il gioco delle coppie, sono entrambi legati dall'insolito destino di andare male e sfugge ancora quale sia il fondo che debbono raggiungere. Ma torniamo, per carità di patria, alla Sanremo canterina, che è stata un colonna sonora: pensate a chi come me si è trovato a nascere nel 1958, quando un anticonformista come Domenico Modugno vinse con "Nel blu dipinto di blu", il vero titolo di "Volare". Una canzone di una sconcertante modernità per l'epoca e ancora oggi del tutto vitale. I miei dieci anni sono stati al ritmo di Bobby Solo ed Iva Zanicchi (oggi parlamentare europea del Popolo della Libertà!) con "Zingara". In quegli anni si vendeva il libriccino con le canzoni di Sanremo e le gite alle scuole medie erano occasione per esibizioni canore sui pullman con le destinazioni classiche: Museo egizio, Liguria, i laghi lombardi. Anche il più stonato, genere chi vi scrive e per vostra fortuna non canta, poteva esibirsi con le "canzoni giuste", quelle viste nell'ipnotico schermo in bianco e nero della televisione, che era tutt'uno con dei veri e propri mobili. Anzi, un elettrodomestico. Ricordo un celebre aneddoto, diventata un battuta: Un giorno un funzionario della "Rai" telefonò ad Eduardo De Filippo e gli disse: «Qui è la televisione». Eduardo rispose: «Aspetti che le passo il frigorifero!» e attaccò la cornetta. Sanremo quest'anno compartecipa alla campagna elettorale per le politiche con brividi da par condicio e il nome del Santo si sposa perfettamente con l'imprevista campagna elettorale per la scelta del nuovo Papa.