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12 dic 2012

La misteriosa P25

di Luciano Caveri

Io penso che in questo bailamme, che ci offre le certezze di una bussola impazzita, ci si debba attaccare a dei punti fermi per non essere trascinati via dal vento procelloso degli eventi. E' così: ci vuole sempre qualcosa cui ancorarci per non perdere mai la speranza e questo comportamento è quel che ha salvato la nostra curiosa specie animale, consentendole il posto privilegiato che occupiamo nel complesso della Natura cui apparteniamo. E' ora, da questo punto di vista, di aguzzare il nostro ingegno rispetto ad una delle massime espressioni di revisionismo storico, che prendiamo ormai per buona, come se si trattasse di un lasciapassare obbligatorio nel cammino verso l'età adulta, cui non si può derogare. Mi riferisco alla notizia, che ci viene fornita ad una certa età o di cui noi stessi finiamo per convincerci da soli, che Babbo Natale non esista e sia solo un'invenzioni benevola "usa e getta" da lasciare nei ricordi infantili. E' vero che la mia generazione ha vissuto, come in un'età di mezzo, una duplicità di interlocutori: uno, su cui non mi permetterai mai di scherzare, era quel Gesù bambino nella culla del presepe, che veniva indicato come uno dei latori delle aspettative dei doni natalizie, quando il Natale "pagano" non aveva ancora preso il sopravvento in questa materia; l'altro - creatura per nulla legata alla fede - era la presenza fantasiosa e fumettistica, direi commerciale in senso buono, che - pur derivando anch'esso dalle tradizioni cristiane - ha finito poi per essere, specie con l'iconografia del disegnatore della "Coca-Cola", quel vecchio panzone del Babbo Natale con la barba bianca e un vestito rosso glamour. Ebbene su quest'ultimo, ad un certo punto della vita, cade la ghigliottina e ogni bambino si arrende all'evidenza di familiari imbroglioni che si sono nascosti per anni dietro ad una messa in scena che andava dall'ordinazione con missiva apposita faticosamente scritta al pacco aperto con il batticuore di fronte a loro, i veri colpevoli. Questo choc ci segna per il futuro e apre una ferita nei rapporti con i nostri idoli negli anni infantili, vale a dire i nostri genitori. Quando Babbo Natale sparisce di scena, purtroppo con ignominia come un fantasma che svanisce, si crea un effetto a catena e sono rari i coetanei che restano a difendere Babbo Natale con un'ultima, disperata e ammirevole resistenza. Questa rivelazione crudele, scalino lungo la scala dell'affrancamento dalla bambagia in cui veniamo avvolti da bambini, non corrisponde al vero. Si tratta di una convenzione sociale nata per distruggere un mito e rompere un tabù e questo dolore che ci infliggiamo da bambini, da genitori e da nonni non andrebbe più accettato e direi che è ora di spezzare certe catene. Babbo Natale esiste. Non vive al Polo Nord, non ha elfi che lavorino per lui, non si veste come Platinette, la slitta volante e le renne sono una balla e anche la storia delle letterine non è veritiera nelle modalità che ci sono state rappresentate. Babbo Natale non è uno solo, sono un numero notevole di aderenti alla misteriosa "P25", un'organizzazione segreta a fin di bene, che da secoli agisce per organizzare i regali natalizi. Mentre si perde tempo con i Templari, i druidi, gli Ufo, gli Yeti e altre storie sarebbe bene che finalmente una Commissione d'inchiesta parlamentare alzasse il velo su questo mondo misterioso di persone grigie e anonime che, con una macchina oliata e funzionante, senza calarsi nei camini e pretendere latte e biscotti, riforniscono i bambini quel 25 dicembre che risulta nella sigla della loro associazione. Per cui guardatevi attorno: basta uno sguardo, un gesto, una carta da pacchi, una lista sospetta in un file per scoprire il "babbo natale" (usiamo ormai il minuscolo) che vive o lavora vicino a voi. Un trucco potrebbe aiutarvi: gridare a squarciagola, mentre il sospetto è di schiena, la parola «Natale!». Se si girerà, avrete la certezza: beccato!