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10 mag 2012

Il dopo voto

di Luciano Caveri

La Francia rinnova il proprio scenario politico, anche se in una logica antica di alternanza, pur con la Destra tradizionalmente più forte, che non preoccupa nessuno (nel senso che la classe politica francese sembra, alla fine, sempre uguale), trattandosi di un'ormai salda democrazia. Tuttavia l'aggressività delle ali estreme obbliga ad una riflessione. Lo stesso vale per la Grecia, dove spuntano niente di meno che i neonazisti in Parlamento: in questo caso è una democrazia più recente nel Paese che ha i conti più scalcinati in Europa e rischia di trovarsi in fallimento nel giro di poco tempo. Ma quel che è certo - lo dimostra il dibattito sul punto - è che le sovranità dei singoli Stati sono state in parte devolute all'Unione europea e dunque tutte le tornate elettorali, Germania e Italia comprese, si giocheranno anche su questo tema. L'Europa resta uno straordinario laboratorio politico, ma la linea rigorista e il mito delle liberalizzazioni, oltreché una tecnocrazia con la puzza sotto il naso ostile alle politica e inossidabile nelle sue posizioni preconcette, rischia di far crescere il sentimento antieuropeo. Queste scelte, se messe nelle mani degli estremisti, possono essere terribili. La pace che regna sul Vecchio Continente non è un fatto acquisito per sempre e se ci si mette a giocare con la benzina degli estremismi prima o poi rischiano di scoppiare dei fuochi che potranno portare chissà dove. Ecco perché, come non mai, questo è il momento della responsabilità e della riflessione sul modello futuro d'Europa. Inutile dire che la speranza che il Presidente François Hollande - europeista senza alcun dubbio - comprenda il ruolo del regionalismo sulle tracce di un suo maestro, quel Jacques Delors che ha scoperto e promosso la politica regionale europea.