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08 mag 2012

Spegnere un voce

di Luciano Caveri

L'occitano è, come tutte le lingue, un insieme di culture e in più il sogno di una Nazione mai nata, il Pays d'Oc.  Pensate al vasto territorio su cui vivono milioni di locutori: in Spagna o, se preferite, in Catalogna (Val d'Aran), in diverse regioni della Francia del Sud - dove l'occitanismo si è maggiormente radicato a difesa di una storia antica - e in Italia (quattordici vallate in provincia di Torino e Cuneo, e inoltre due comuni in provincia d'Imperia e Guardia Piemontese in Calabria). Io ho girato un po' tutte le zone, scoprendo tradizioni e costumi e l'ho fatto anche, nel vicino Piemonte, per due campagne elettorali per le elezioni europee del 1989 e del 1999, quando con gli occitani alpini nacquero sincere amicizie. Per questo segnalo qui il rischio che problemi di finanziamento possano spegnere la voce libera e pluralista del mensile "Ousitanio Vivo". Il giornale esce dal 1974 ed è arrivato al suo trentanovesimo  anno ed è in circolazione il numero 376 della pubblicazione. "Ousitano Vivo" alterna negli articoli l'uso dell'occitano e dell'italiano, ha una tiratura di circa 1.500 copie e circa cinquecento abbonati, distribuiti nell'area compresa tra le valli monregalesi e l'alta val Susa, nelle città piemontesi e nel sud della Francia. Viene anche venduto in una quindicina di edicole tra le province di Cuneo e di Torino. L’editore è l'associazione "Ousitanio Vivo", con sede a Venasca in valle Varaita. Il direttore del giornale è Diego Anghilante, scrittore e regista di film-documentari. Il presidente dell'associazione è Dino Matteodo, sindaco di Frassino e per molti anni vice presidente della Comunità Montana Valle Varaita. Sono due vecchi amici, con cui ho cantato con gioia in certe occasioni il loro straordinario inno "Se chanta" (Se chanta, que chante-Chanta pas per ieu-Chanta per ma mia-Qu'es al luènh de ieu), sapendo quanto la musica sia connessa al mondo occitano. Entrambi si sono spesi per la causa occitana e per i problemi della montagna. Non si può non ascoltare la loro richiesta di aiuto, a nome dei tanti collaboratori del giornale, per evitare che si spenga una voce - straordinariamente musicale dai troubadour ad oggi - delle minoranze.