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08 apr 2012

Il "caso Bossi" e i partiti

di Luciano Caveri

Non so dire, alla fine, quali conseguenze deriveranno dall'inchiesta giudiziaria che coinvolge - ma non nelle vesti di imputato - Umberto Bossi e la sua famiglia. Si parla di soldi pubblici che dovevano servire al partito e sarebbero stati, invece, usati per il ménage familiare. Una matassa fra pubblico e privato che scuote e invita alla riflessione sul futuro della politica, che già vive tempi difficili per altre vicende che sembrano purtroppo spaziare sullo scacchiere politico a destra, sinistra e al centro con "tesorieri" davvero poco raccomandabili. L'immagine del Senatùr certo non ne esce bene, dopo aver sbandierato per anni la "differenza" morale della Lega contro i partiti di "Roma ladrona", uno degli slogan più usati dalla Lega. Lui ha reagito sdegnato, adombrando complotti. I leghisti sono stati abili per anni a giocare su due tavoli: partito di governo prezioso per Berlusconi nell'ultimo scorcio della sua avventura politica e partito di lotta nei prati di Pontida. Un dualismo talvolta schizofrenico in cui al doppiopetto governativo con pochette verde seguivano camicie verdi da indossare nei momenti "popolari". Inutile dire che il culmine dell'ambiguità è stato lo strombazzato "federalismo fiscale", modesta riformetta della fiscalità. Certo è che il declino del berlusconismo e forse del bossismo pone in grande evidenza la crisi dei partiti personalisti. Partiti nati attorno al carisma di un leader o così trasformatisi nel tempo perché ci si mette poco, poggiando tutto su di un solo uomo al comando in una visione grandiosa e messianica di "uomo del destino".  Per i partiti siamo di fonte ad una scelta dubbia in termini di democrazia interna e che rende fragili, terribilmente fragili strutture che hanno finito per essere legate indissolubilmente ai destini di un solo leader.  Ed è così naturale che l'amato leader derapi verso una visione assolutistica del suo potere e possa perdere il senso della realtà ed emergano tangibili interessi. Un'atteggiamento che diventa tracotanza ed è ben visibile nel trattamento inflitto a chi non si mette in riga e nella fifa blu che prende i tanti pavidi quando il "capo" dubita della loro fedeltà alla linea - infallibile per antonomasia - da lui stesso indicata.  Una macchina di consenso e una logica di "tritadissidenti" che funziona per un certo periodo e poi la storia insegna che certe costruzioni sono destinate, prima o poi, a sciogliersi come neve al sole. L'avvento dei "tecnici", pur con tutti i limiti della loro azione, ha riportato le istituzioni nelle sedi giuste e non nelle ville private con feste danzanti, nelle cene degli ossi nelle baite di montagna, nei vertici tra una barzelletta e una pernacchia.