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06 mar 2012

Meravigliosi bambini

di Luciano Caveri

Al Carnevale, al castello di Verrès, una bambina di dieci anni osserva, allungando un pezzo di panino al salame al piccolo Alexis: «il panino al salame è un diritto inalienabile di tutti». Chissà da chi avrà copiato queste parole, roba da restare di ottimo umore per tutto il giorno. Un verso di Jacques Brel dice: «un enfant c'est le dernier poète d'un monde qui s'entête à vouloir devenir grand». Forse questa è l'aspetto più divertente della paternità, che può consentire di rubare loro quell'incredibile energia che emanano. Quando discuto con i miei figli adolescenti, Laurent ed Eugénie, li trovo fantastici nella loro naïveté e negli alti e bassi del loro umore in questa età di transizione. Passano da un'affettuosità che riempie il cuore ad un atteggiamento da istrici.  Poi osservi nel minuscolo Alexis lo stupore del primo anno: dai balbettii linguistici alla scoperta del suo viso riflesso nel coperchio di una pentola. Come capite la gamma è vasta e confesso di aver sempre guardato con simpatia alle grandi famiglie di una volta, oggi "mosche bianche" per molte ragioni, mentre mio padre ebbe sette fra fratelli e sorelle e mia madre due sorelle. «On est de son enfance comme on est d'un pays». Così scriveva Antoine de Saint-Exupéry e, ogni tanto, investiti dalle circostanze della vita, finiamo per dimenticare quanti e quanto ci hanno formato e la nostra, ancora più difficile, responsabilità di genitori.