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06 mar 2012

Lucio e le nostre vite

di Luciano Caveri

Non pensavo che la morte di Lucio Dalla impressionasse così. Ed invece se ne parla moltissimo, come della scomparsa di una persona cara. D'altra parte la vita, come tanti, l'ho attraversata con le sue canzoni. Così torno bambino - ed è il primo ricordo - a pensare a quella canzone di Dalla, "Fumetto", in cui cantava una specie di "gramelot", scelta dalla "Rai" come sigla del programma di cartoni animati della "Tivù dei ragazzi". Eccomi  alle medie e sono in pullman, con il libricino del "Festival di Sanremo" del 1971, a cantare a squarciagola "4 marzo 1943", di cui conosco ancor oggi il testo a memoria e mi viene subito in mente quel violino che precedeva l'inizio del brano. Poi, nel viaggio della memoria, mi ritrovo in una notte del 1979, al "Comunale" di Torino, "inviato" di "Radio Reporter 93" - pensa te - al concerto Dalla-De Gregori agli esordi della mia carriera giornalistica. E potrei, io come tutti, continuare a trovare agganci fra la vita vissuta e il suo repertorio. Il suo cuore si è fermato a Montreux, a due passi da noi. La cittadina amata da un altro grande della musica, con tanto di statua sul lago Lemano, Freddy Mercury.