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04 feb 2012

Dietro i problemi della disoccupazione

di Luciano Caveri

La disoccupazione è una brutta bestia, che sta alzando la testa in questi tempi di crisi e anche in Valle, dove le percentuali restano inferiori alla media italiana (ma il Sud, come sappiamo, è per questo "piombo nelle ali"), la crescita è preoccupante. Conosco e talvolta io stesso ho adoperato il luogo comune: il lavoro c'è - pensiamo al settore agricolo e a quello turistico-alberghiero - ma, essendo che «lavorare stanca», molto spesso i disoccupati hanno in testa una «loro occupazione» e dunque non sono realmente disponibili ad adattarsi. Questo può essere vero in alcuni casi ma non bisogna banalizzare il problema. Chiunque faccia politica da tempo, pur nella mutevolezza delle responsabilità e non si occupa del problema con un approccio clientelare sfacciato e avvilente, sa bene che esiste anche in Valle una varietà di casi che rendono la questione assai delicata. Penso ai giovani che hanno studiato a lungo e stentano a trovare un'occupazione stabile, mi riferisco alle persone che oltre ad una certa età non riescono a trovare un posto, ricordo categorie che dovrebbero essere "protette" ma non lo sono sempre come i disabili, esistono casi di "nuova povertà" come avviene - da entrambi i lati - nel caso di molte separazioni. Potrei continuare ad elencare "nicchie" che evidenziano non solo la varietà dei singoli casi umani, di cui le percentuali non danno conto, ma anche l'incidenza sociale che la disoccupazione crea - con il bagaglio di problemi e insicurezze che genera - in un mondo in cui spesso la giusta flessibilità contrattuale del lavoro maschera fenomeni di precarizzazione. E purtroppo, anche da noi, l'incertezza e l'apprensione per contratti a termine di vario genere mette in scacco progetti di vita. Ho sempre ritenuto quello del lavoro un problema capitale, specie in una comunità piccola come la nostra, che non non può permettersi di sprecare risorse umane e slabrare la civile convivenza creando sacche di dolore. So che non è facile, essendomi occupato delle politiche del lavoro, perché far corrispondere bene domanda e offerta è un puzzle talvolta improbo, comprendendo processi non sempre semplici di scolarità e formazione. Ma quando un'emergenza scoppia è bene affrontarla.