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08 gen 2012

Lo spostamento dei Re Magi

di Luciano Caveri

Con l'avvicinarsi dell'Epifania, nel presepio della mia infanzia, i tre Re Magi progredivano, con quotidiano spistamento, verso la capanna. Della Befana mi interessava meno, anche se non trovavo niente male il carbon dolce. Oggi questa invenzione del fascismo mi convince sempre meno e mi pare che non sia diventata una tradizione vera e propria, buona sola per le calze esposte negli autogrill. Bel mistero questi Magi. Nei Vangeli sinottici, quelli "ufficiali", solo quello di Matteo afferma che «Gesù nacque a Betlemme di Giudea al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono...». Il plurale adoperato chiarisce che fossero più di uno, ma senza precisarne il numero e non si dice altro. Qualcosina di più emerge nei Vangeli apocrifi, dove i Magi appunto sono tre e portano i celebri doni: oro, incenso e mirra e spunta la questione, ricca di misteri scientifici, della stella cometa che annunciò loro la Natività. E spuntano i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (quello di colore), anche se i milanesi li chiamavano - a complicare la storia - con i nomi di Rustico, Eleuterio e Dionigio. Cosa c'entra Milano? Nel 325 dopo Cristo a Costantinopoli, Eustorgio, quando venne nominato vescovo di Milano, ricevette le reliquie dei Magi dall'imperatore Costantino e queste reliquie - improbabili come buona parte dei "resti" dei Santi - furono oggetto nella città meneghina di grande devozione, fino a quando nel 1162 Federico Barbarossa, come bottino di guerra, decise di spostare a Colonia i resti mortali dei Magi (questi germanici, dal Barbarossa ad Angela Merkel...). Reliquie che scomparvero dopo i bombardamenti alleati su Colonia alla fine della seconda guerra mondiale, che investirono anche il duomo della città. Un tassello nel puzzle dei misteri e della difficile simbolistica legata ai Magi. Ma le statuine non risentono di questa complessità.