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07 gen 2012

Einstein e la crisi

di Luciano Caveri

"Il mondo come lo vivo io" è un insieme di pensieri dell'inizio degli anni Trenta, scritto da Albert Einstein (1879-1955). Avevo letto questo libro da ragazzo, apprezzando la versatilità e la bizzarria del grande fisico tedesco di origine ebraica, che fuggì dal nazismo emigrando negli Stati Uniti. Come non riconoscersi nel suo celebre aforisma: «Ci sono due modi di vivere la vita: uno è pensare che niente è un miracolo. L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo». Ma in questi anni gira in Internet un suo celebre brano sulla crisi, riferito al periodo fra le due guerre mondiali, ma universale in alcuni passaggi. Recita così: «non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere "superato". Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito». Ognuno può leggere le stesse parole in modo diverso, perché questa è la bellezza delle idee che germinano diversamente a seconda del terreno in cui si trovano. Io sono persuaso che anche per la comunità valdostana questo sia vero, a condizione che si esca proprio dalla "pigrizia" e si generi un confronto che più è piccola la comunità e più è necessario. Confronto vero, non di facciata, perché quello equivale ad una bugia. Sempre con Einstein: «è difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità».