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09 dic 2011

Mi son comprato un libro...

di Luciano Caveri

Questa situazione italiana mi angoscia. Ieri, come tutti, mi sono abbeverato di informazioni sul decreto legge e sui suoi contenuti. Quel che il Governo Monti ha approvato appare un "punto a capo" e per nulla ordinario. Oggi, di fronte all'edicola dei giornali, a pochi minuti dalla partenza dell'aereo mattutino per Bruxelles, ho avuto un moto di ribellione e non mi sono comprato due o tre giornali per cominciare, come avrei fatto normalmente, a studiarmi la manovra. Così mi sono comprato un libro... Capiamoci: i lunghi anni di attività parlamentare mi hanno fatto amare le leggi, perché so cosa c'è dietro, come si passa dalle idee alle bozze, di come si discuta sui brogliacci, di cosa ci voglia per decodificare le norme talvolta incomprensibili di primo acchito e via di questo passo. Nella scrittura delle leggi esiste qualche cosa di arcaico e di artigianale, altrove scomparso. So che sembra una spiegazione da "feticista", ma per me è stato così sin da quando cominciai, quasi venticinque anni fa, a fare il mestiere di parlamentare, prendendolo sul serio sin da subito per il senso del dovere che mi è stato instillato assieme a qualche goccia di veleno da "ansia da prestazione" con il timore di non essere adeguato agli impegni e quello di deputato della Valle d'Aosta era un compito che mi preoccupava già di per se stesso. La manovra la studierò, ci mancherebbe. Ma questa mattina no. Quel che provo in queste ore, ma penso di non essere il solo, è un vago senso di sgomento, come un "horror vacui", una paura per il futuro che ci attende. Intendiamoci una seconda volta: sono un uomo adulto e penso che ogni generazione debba dimostrare, come chi ci ha preceduto, di avere la forza e la dignità per superare le difficoltà. Già siamo vissuti, noi nati nel dopoguerra, in un nido caldo e confortevole, per cui non è il caso di fare i piagnoni o le mammolette. E tuttavia mi sono letto il libro, che pure era una sorta di thriller per nulla rassicurante, per staccare un attimo dai cattivi pensieri, come solo le pagine di un romanzo sanno fare. Volevo per un attimo pensare ad altro e togliermi quella preoccupazione che da qualche giorno mi attanaglia, pensando ai miei tre figli e al destino che li aspetta in quest'epoca di cambiamenti e questo mi fa venire i brividi, come in un passaggio delicato in alta montagna in cui basta un ruzzolone per trovarsi in fondo al burrone. Oggi come non mai, spetta a noi "grandi" essere degni da una parte del lavoro dei nostri genitori e nonni che di momenti grami ne hanno vissuti più di noi e se la sono cavata e dall'altra questo vale per queste nostre creature che si affacciano alla vita. Potrà suonare retorico, ma altre strade, se non quella di rimboccarsi le maniche, non ne vedo.