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07 ott 2011

Nessuna verità

di Luciano Caveri

Il "caso Cogne", quasi dieci anni fa, era già stata una vicenda esemplare del rapporto fra Giustizia e mondo dell'informazione. Una donna, Annamaria Franzoni, e la morte di suo figlio Samuele in un contesto familiare complesso nell'ambito di una piccola comunità di una paese alpino. Un delitto come tanti che si era gonfiato a dismisura, finendo per anni sotto le luci della ribalta in un lungo e grottesco processo televisivo. Ma se Cogne era stata una storia tutta italiana, l'omicidio brutale di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia - con la sua Università con studenti da tutto il mondo, nel novembre 2007, è diventato un caso seguitissimo negli Stati Uniti, perché uno dei presunti assassini era una giovane americana, Amanda Knox, che con il fidanzatino, Raffaele Sollecito, erano stati già condannati per l'omicidio in primo grado. Ieri sera ho seguito la lettura della sentenza, essendo in Svezia, nelle trasmissioni in diretta della "Cnn", la televisione americana di sola informazione, dall'evidente posizione innocentista e che ha plaudito all'assoluzione con formula piena. L'Italia veniva descritta, nella lunga attesa, come un Paese arretrato e tribale senza una Giustizia efficace e veniva da sorridere amaramente pensando a quel che capita negli Stati Uniti agli innocenti uccisi sulla sedia elettrica o con un'iniezione letale. Per la Corte d'Assise d'Appello il solo colpevole, che sconta in prigione la pena definitiva, è dunque il giovane africano Rudy Guedé, che ha sempre sostenuto di non aver partecipato all'assassinio. Lui non ha avuto avvocati famosi, un Paese come l'America mobilitato in suo favore, un viso bello e angelico, una famiglia sempre presente. In fondo non si saprà mai la verità.