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09 set 2011

Un "Abbiccì" di proposte (fermandomi alla "g")

di Luciano Caveri

Quella della mancata validità del riscatto della laurea e del servizio militare per far quadrare la "Finanziaria" estiva è stata un'invenzione sulfurea di chissà quale genio. Ci hanno ripensato in fretta non solo perché ad Arcore sono buoni, come ci hanno detto i pidiellini valdostani - indispensabili mediatori con l'Altissimo - che ci assicurano che Silvio ci ama, ma perché si rischiava la "Presa della Bastiglia". Credo che si possano, nel solco, proporre alcune misure per il futuro:

(a) Un convenzionamento con le pompe funebri per far coincidere l'età pensionabile con il giorno della morte con una "taglia" dello Stato per abbattere i congiunti sino al quarto grado per evitare ogni dubbio di reversibilità; (b) nel quadro dell'aumento dei giochi, unica certezza dello Stato sociale, va previsto il "Bingo" del TFR, che assegnerà a un estratto ogni cento aventi diritto l'agognata liquidazione; (c) si propone di uscire dall'euro, fonte di mille "rotture" di Bruxelles, passando ai soldi del "Monopoly"; (d) risolta brillantemente la questione degli sgravi fiscali dei beni ecclesiastici, perché la "copertura" verrà assicurata tassando laici, agnostici e bestemmiatori; (e) simile alla nota "tassa sul macinato", nasce la "tassa sull'espresso" (definita da Umberto Bossi la «tassa sulla tassa») che grava di tre euro ogni tazzina di caffè, mentre resta misteriosa la tassa sostitutiva dello "ius primae noctis" di Berlusconi su ogni donna italiana; (f) nella logica "panem et circenses" gli italiani potranno scegliere una velina o un tronista che li inviterà a cena a spese dello Stato, "una tantum"; (g) contro i costi della politica esportazione in Italia della formula valdostana con Consiglio e Giunta regionale (ed eventualmente anche i Comuni) sostituiti da apposita "cabina di regia", con un solo regista e un solo film.

Capisco di rischiare l'accusa di disfattismo, qualunquismo, comunismo e tutti gli "ismo" che volete, ma la tassa sul sorriso non c'è ancora. Forse.  Avvertite comunque Giulio Tremonti che i suoi avi, prima di spostarsi nelle Alpi centrali, venivano dal villaggetto di Troismont nella Valdigne. Se ci crede, tanto di guadagnato.