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07 lug 2011

Bel giorno al CdR

di Luciano Caveri

Sono molto contento del risultato raggiunto al "Comitato delle Regioni" con l'approvazione del mio rapporto su "La protezione e lo sviluppo delle minoranze linguistiche storiche nel quadro del Trattato di Lisbona". Non mi aspettavo il voto unanime, reso più semplice dopo che la delegazione estone aveva ritirato, su mia richiesta, una modifica sostanziale legata in qualche modo ai russofoni del loro Paese. Da tempo le istituzioni europee non si pronunciavano, pur in presenza di un quadro giuridico in evoluzione, su questa materia per una certa reticenza di alcuni Stati ad occuparsi delle "loro" minoranze. Il lavoro per la scrittura del rapporto, che è formato da una ventina di piccoli paragrafi che analizzano la situazione in Europa e suggeriscono una serie di azioni concrete, è stato il frutto di incontri che ho avuto con la Commissione europea, con rappresentanti di Regioni interessate e con associazioni espressione delle minoranze europee. In certi casi amici di lunga data, visto che esiste una sorta di "internazionale" delle minoranze. Peraltro è ormai tanto tempo che mi occupo di questi problemi, prima alla Camera dei deputati, poi nel breve impegno governativo a Roma con delega alle minoranze linguistiche (fu votata allora la famosa "legge di tutela", applicativa dell'articolo 6 della Costituzione), in seguito al Parlamento europeo e sempre naturalmente negli altri ruoli pubblici in Valle d'Aosta. Per altro ritengo questo lavoro un dovere per gli eletti valdostani, nel solco di una lunga tradizione di riflessione sulla nostra comunità, inserita nei problemi di diritto internazionale legati a tutela e sviluppo delle minoranze linguistiche (Emile Chanoux scrisse sul tema la sua tesi di laurea e trovo, in diverse zone d'Europa, segno del passaggio di mio zio Severino). Ora vi è una strada assai interessante, che è rappresentata dal diritto comunitario ed è bene lavorarci con impegno per giungere - questa la vera ambizione - ad una direttiva europea. Il cammino prosegue e bisogna tenere ben saldo il testimone dei Padri fondatori dell'Autonomia.